01/06/2019 – San Giustino

Giovanni 15, 1-8“Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo porta perché porti più frutto. (…) Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla.”Ad una prima lettura mi colpisce, quasi infastidendomi, il versetto “senza di me non potete fare nulla”, perché lo percepisco come una sorta di avvisaglia con il senso: ‘senza di me non concluderete nessun progetto, e nessun desiderio’…o ancora: ‘chi resta in me sarà felice, chi invece non rimane in me verrà tagliato fuori’.Una prima riflessione, quindi, sento che ha origine proprio da questo senso provocatorio: penso sia cosa buona che il Vangelo smuova pensieri e sentimenti, che risvegli un po’ dal torpore delle abitudini, ponendo domande che mi mettono faccia a faccia con questioni profonde di Fede.Provo a cercare un senso più arricchente a queste parole: anzitutto Gesù parla di “dare frutto, fare qualcosa”, un esito che, penso, non ha a che fare con la produttività né con il successo dei propri percorsi.Guardando al simbolo della vite, della pianta e dagli agricoltori penso, invece, che dare frutto significhi anzitutto offrirsi gratuitamente.Proprio come la pianta naturalmente cresce sviluppando i propri frutti e certo lei non si preoccupa di poter essere spogliata dei propri frutti (lo fa e basta), così può divenire la vita di chi rimane in Cristo: essere capaci di offrirsi, e di offrire i propri doni e i propri buoni risultati agli altri senza preoccuparsi delle conseguenze, dimenticandosi di sé stessi.Pensando al processo vitale delle piante mi piace moltissimo, poi, che il frutto sia il custode di un altro potenziale essere (i semi), e quindi questo mi restituisce tutta la potenza generatrice e l’importanza di essere frutto nella vita per dare vita a qualcun’altro, non solamente generando letteralmente, ma anche nel senso di “aggiungere vita” alla vita degli altri.Una riflessione finale sorge, invece, dal pensiero della potatura. Mi sembra una fase essenziale proprio nei momenti di stallo; per me significa staccarsi da qualcosa che nuoce alla mia vita (anche se apparentemente utile) per dare ancora più frutto.Penso sia un processo non proprio indolore, come quello di guardarsi con sincerità e accettare che alcune parti di sé vengano tagliate, abbandonate.Signore, liberami da ciò che di me ostacola la realizzazione più piena e pura dei frutti, dei doni, dei desideri.

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