03/10/2019 – Giovedì della 26ª Settimana del Tempo Ordinario

“Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.” (Luca 10,1-12).

Che cosa ha significato per i discepoli di Gesù andare ad annunciare l’Evangelo? E per noi oggi che cosa significa essere discepoli missionari?

Questi due interrogativi animano i nostri pensieri meditando la Parola che la liturgia oggi ci propone.

Gesù ha deciso di mettersi in cammino verso Gerusalemme. Ha spiegato ai suoi discepoli il senso della sua missione. Ma questi non hanno capito il significato profondo di questa scelta. Vedono in Gesù il Messia conquistatore e liberatore politico non il messaggero del Padre di misericordia.

Tuttavia i discepoli si mettono in cammino. La messe è molta ma gli operai sono pochi. C’è molto da fare ma quello che conta é la preghiera. Occorre forza interiore.

Per essere discepoli in missione non servono molte cose da portare con sé. É necessario essere sobri e semplici. Chi accoglie il messaggio riceverà la pace, perché il regno di D-o è vicino. Con loro si condividerà la mensa.

Tuttavia c’è Il rischio di non essere accolti. E allora comunque si annuncerà che il regno dei cieli è vicino ma perfino la polvere sarà scossa dai propri piedi.

Oggi per essere discepoli missionari occorre vivere la preghiera, essere sobri, portare un annuncio di pace, guardare oltre verso chi non ci accoglie.

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