“E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?».” (Marco 6,1-6).
Perché la gente della città di Nazareth ha tanti sospetti verso Gesù? Perché un profeta non é mai accettato con serena comprensione nella sua patria?
Sono questi gli interrogativi che suscita l’Evangelo di oggi. Gesù ha compiuto dei miracoli straordinari. La sua predicazione ha una grande eco non solo in Galilea ma in tutte le zone oltre confine. Gesù ha già vissuto un momento di crisi. E anche Nazareth diventa un luogo in cui la sua gente non lo riconosce.
In fondo chi é Gesù? Gesù resta il figlio della falegname. I suoi parenti si sa chi sono. Ma chi si crede di essere?
Gesù si meraviglia della incredulità della sua gente. Forse anche noi ci dobbiamo meravigliare della nostra incredulità. Anche noi siamo spesso superficiali e sospettosi verso l’altro da noi. Sia verso chi conosciamo e ancor di più verso gli sconosciuti.
La paura o forse l’invidia ci sottrae dal sapere riconoscere il bene. Come uscire da questa situazione di sospetto? Ci sono due vie che sono ricomprese nella parola umiltà. La lettera agli Ebrei ci illumina (12,4-7.11-15): cercare la pace e la santità verso tutti e vigilare affinché nessuno sia privato della grazia.
É uno sforzo non facile ma é l’unica via per superare i nostri sospetti.