07/07/2017 – 13ª Settimana del Tempo Ordinario

“«Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».” (Matteo 9,9-13)
Gesù crea una discontinuità molto forte nel suo insegnamento. Lo leggiamo questa mattina nell’Evangelo di Matteo. Il messaggio evangelico di Gesù non é rivolto solamente ai suoi, alla propria comunità, ma a tutti, in particolare alle pecore sperdute.
In verità Gesù in questo passo evangelico mette in evidenza che la misericordia non ha un nome preciso. Il Buon D-o elargisce a tutti la sua misericordia, il suo amore per l’umanità. Il suo intervento é rivolto ai pubblicani e ai peccatori. Il guaio é che queste sono persone impure. Per questo Gesù é additato dagli scribi e dalle autorità.
Gesù é quasi scocciato di questa contestazione. Ed é ineccepibile la sua giustificazione. La misericordia di D-o a chi é rivolta ai sani o ai malati?
L’Evangelo di oggi sottende però una riflessione un po’ più profonda. Noi ci crediamo sempre a posto, autoimmuni? Il Signore ci invita ad essere umili, a non considerarci a posto. E per vivere con umiltà dobbiamo avere il coraggio, ogni giorno, di rivedere la nostra vita, di fare un esame serio del nostro percorso. Signore, aiutaci!

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