11/01/2017

“Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.” (Marco 1,29-39).
L’Evangelo di Marco ci racconta tre episodi all’inizio del ministero di Gesù, riportanti oggi nella liturgia. I primi due avvenimenti riguardano le guarigioni: quella della suocera di Pietro e quella della tanta gente radunata ad ascoltarlo. L’attività di Gesù é un vero e proprio lavoro, intenso, continuo, infaticabile. Gesù si dedica a sanare. La conversione che è richiesta sin dall’inizio della sua vita pubblica alla gente trova interlocutori attenti soprattutto i poveri, i diseredati, quelli che sono scarto rispetto alla comunità.
Gesù nel donare sé stesso attraverso la Parola, non si risparmia rispetto al sanare le ferite della vita. É importante considerare che nel sanare Gesù allontana il male ed, in particolare i demoni, perché – dice l’Evangelo – lo conoscevano.
Nel medesimo tempo però Gesù trova le occasioni per ritirarsi a pregare in solitudine. La vita che noi chiamiamo spirituale, trova nella preghiera una fonte primaria per ogni nostro agire. Questo ci fa capire il Signore.
Gesù non é preoccupato del ‘tutti mi cercano’. Non vuole essere considerato il santone di turno. Perché la sua missione é spirituale oltre che di promozione umana. E il suo impegno deve essere il più largo possibile.
I tratti dell’impegno missionario di Gesù per noi rappresentano un valido punto di riferimento. Qualsiasi attività che svolgiamo, anche e soprattutto in campo religioso, hanno uno stile e un metodo. Potremmo dire é necessaria una regola di vita. Facciamo lo sforzo di costruirla!

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