12/02/2018 – 6ª Settimana del Tempo Ordinario

“In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.” (Marco 8,11-13).
La missione di Gesù si é allargata non solo ai territori della Galilea ma anche ai territori stranieri. L’immagine che la gente si é fatta di Gesù é quella di un profeta guaritore. Molti lo considerano un santone. Gesù fugge da questa logica. É costretto a cambiare programmi, sta fuori dalle città in luoghi deserti.
Tuttavia nonostante tutto i farisei lo cercano. Vogliono metterlo alla prova. Voglio sperimentare concretamente chi é questo Gesù. Aspettano un segno dal cielo.
É interessante notare l’affermazione di Marco: Gesù sospirò profondamente. Quasi a dirci quanta sciocchezza c’é nella richiesta dei farisei. Ma é un sospiro che potremmo azzardare essere un richiamo al sospiro di D-o nella Creazione. Occorre una nuova creazione, un ricreare le condizioni per una fede vera, matura e intelligente.
La risposta ai farisei di Gesù é chiara: nessun segno perché questa é una generazione incredula. C’é uno iato, un solco, tra la fede dichiarata e quella vissuta. Gesù non ci sta, va verso altre rive. In altri Evangelii si dirà che il segno lasciato da Gesù é il segno di Giona, tre giorni nel ventre del pesce, tre giorni in attesa della resurrezione.
Noi ci immedesimiamo in queste scene, ma non facciamo gli attori ma i pritagonisti di un vero cambiamento interiore. Il segno che cerchiamo é una fede semplice e genuina, un riconoscere il Signore D-o di misericordia e di amore.

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