“Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».” (Matteo 17,1-9).
Quello che Pietro, Giacomo e Giovanni sperimentano sull’Alto Monte é la dimensione della bellezza che stravolge la realtà umana e che ci fa vivere, anche solo per un attimo, la vita eterna con il Signore Altissimo.
In realtà la Trasfigurazione di Gesù nasconde anche un altro significato. Il candore di Gesù in vesti bianchissime sottolinea una dimensione diversa da quella che intendono i discepoli di Gesù. Il loro intendimento é quello di accaparrarsi un posto di privilegio perché in Gesù vedono il Signore potente e che trionfa. Le tre capanne che Pietro vuole costruire per Mosè, Elia e Gesù sono una sorta di attaccamento ad una dimensione umana di regalità trionfante perché segnata dalla forza del potere. A Pietro e ai discepoli bastano i riferimenti alla Legge e ai Profeti. Non coglie che Gesù é presente per fare un salto in avanti rispetto la Legge e i Profeti.
C’é un diverso progetto di D-o Padre su suo Figlio Gesù: egli é il compiacimento del Padre e non un Messia glorioso. Pietro, Giacomo e Giovanni si trovano, alla fine, con Gesù solo. Nemmeno la Legge e i Profeti reggono l’ombra di D-o.
É faticoso cogliere questo passaggio, perché le tentazioni di costruire un D-o a nostra immagine sono pressoché continue. La Trasfigurazione ci fa vedere una dimensione altra rispetto alle tentazioni di bastare alla nostra fragile umanità.
In questa Quaresima siamo chiamati a cogliere i luoghi della Trasfigurazione di Gesù nella nostra vita e a farne tesoro. Non abbiamo bisogno di fare commenti, né di costruire spazi permanenti, ma di stupirci perché il Buon D-o ha pensato di stare vicino a noi, in mezzo a noi, in noi.