15/04/2020 – Mercoledì fra l’ottava di Pasqua

“Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?»” (Luca 24,13-35).

L’icona biblica dei discepoli di Emmaus è un testo con “tanto” Evangelo. Un Evangelo che si presta ad una rinnovata catechesi biblico simbolica che ben si adatta alla vita di fede di ogni credente.

Nel contesto che stiamo vivendo questo testo ci aiuta a guardare avanti, vivendo il presente come vera occasione di conversione.

Traduciamo in cinque parole che ci possono aiutare in questo del tutto particolare momento.

Emmaus è …

Cammino. Nel primo giorno della settimana, “due discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus”. Essere in cammino da credenti significa capire che sempre dobbiamo convertirci, rinnovarci, cambiare le nostre abitudini. Siamo in cammino per riconoscere la presenza innovativa del Signore. In questo tempo dovremmo riprendere il cammino senza pensare che sarà tutto come prima. Più lenti, più dolci e più profondi ci ricordava profeticamente Alexander Langer tanti anni fa.

Compagnia. “Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro”. Essere accompagnati e accompagnare sono le azioni che ci fanno crescere nella fede. Nessuno conosce da solo la presenza del Signore della vita. Vivere la comunità ha senso se ci accompagniamo, se ci prendiamo cura gli uni degli altri. Il futuro o sarà generativo, comunitario, del prendersi cura o sarà triste, oscuro, da sepolcro vuoto.

Racconto. “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!” Gesù racconta la storia del cammino con i discepoli, quasi non in prima persona, quasi da giornalista acuto ed attento. Ma nel racconto Gesù spiega, fa conoscere, discerne. Oggi non possiamo essere superficiali o vivere l’esperienza di fede quando ci fa comodo o peggio con l’Evangelo in mano o con il rosario. La fede si misura nel discernimento, nella costanza, nel pazienza di riconoscere le nostre fragilità.

Contemplazione. “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.” Gesù si fa contemplare nell’invisibile della nostra vita. Abbiamo bisogno in questo tempo di vivere una intensa vita di contemplazione, di preghiera, di spiritualità, di meditazione. Abbiamo bisogno di darci una regola di vita spirituale.

Azione. “Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme …” I discepoli partono e ritornano da dove sono venuti per annunciare la scoperta di aver vissuto una vicinanza intensa con il Signore. L’annuncio è azione, è passione, è missione, è uscita. In questo crepuscolo della storia umana, che precede la necessità di un cambiamento di rotta, ci viene chiesto da credenti di essere testimoni in azione.

Potremmo riepilogare questa pagina evangelica con una parola: vita ricreata.

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