15/10/2019 – Santa Teresa di Gesù

Luca 22, 67-70
In quel tempo. Gli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi, dissero al Signore Gesù: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono».

Nel capitolo 22 Gesù viene processato e condannato. Luca in queste poche righe (a differenza di Matteo e Marco) si concentra sull’essenziale della questione: se Gesù è il Messia e qual è la sua relazione con Dio.
Egli, conoscendo i cuori di ciascuno, sa già che i suoi interlocutori non hanno davvero intenzione di trovare la verità, perciò risponde in maniera enigmatica, ponendo lui stesso delle domande, quasi a dire che sono loro che devono rispondere a Gesù. E così è in realtà.

È di fronte a quel Messia crocifisso, di fronte a colui che, morendo nel più umiliante dei modi, si proclama Figlio di Dio, che l’uomo deve dare risposta alla sua esistenza. Dall’evento morte in croce (cui poi seguirà la resurrezione), l’uomo deve lasciarsi interrogare, come avvenne quel pomeriggio: alcuni se ne andarono, altri capirono che veramente era il Figlio di Dio.

Un teologo scrive: “ … o mi scandalizzo e rifiuto questo Gesù, come un bestemmiatore, o mi metto totalmente in discussione … e mi lascio rivelare da Gesù il senso di quei titoli”.
Trovo sempre curioso che nell’atteggiamento degli interlocutori, di coloro che desiderano mandare a morte Gesù, in realtà possiamo rivederci anche noi credenti. Rivedo la mia debole fede nella prima domanda “Se tu sei il Cristo …”, tutte le volte che voglio dettare io le regole del mio rapporto con il Signore.
Mi sento interrogata dalle parole di Gesù “Anche se ve lo dico, non mi crederete …” per tutte le volte che non esco dai miei schemi, nonostante l’evidenza del Suo Amore.

Sento che Gesù chiede a me, ogni giorno, se so dire, testimoniare, vivere che Lui è davvero il Figlio di Dio.
Voglio chiedere al Signore una fede più grande, che sappia accompagnarlo nella sua passione e che sia capace di accompagnare i molti nella passione, con le parole del Salmo che la liturgia ci propone oggi.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.

(sal 62)

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