16/02/2018 – Venerdì dell’ultima settimana dopo l’Epifania

“Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. (Marco 13, 28-31)

“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.
Al centro del discorso della “parusia” c’è la solenne affermazione di Gesu’: ”le mie parole non passeranno”.
C’è un detto di un padre del deserto che mi sembra commentare mirabilmente questa pagina evangelica: “Credere alla parola del Signore è molto più difficile che credere ai miracoli. Ciò che si vede solo con gli occhi del corpo, abbaglia; ciò che si vede con gli occhi della mente che crede, illumina”.
Al di là di ogni immagine, Gesù ci sta dicendo che il trionfo del Figlio dell’uomo, che ora nella storia sembra smentito, sarà visibile a tutti, e giungerà inaspettato. Dio non abbandonerà mai la strada dell’amore, per sostituirvi quello della potenza. Il trionfo del Figlio dell’uomo sarà il trionfo del Crocifisso innalzato da terra, la dimostrazione che la promessa d’amore è potente ed è per sempre, in tutti i tempi.
Lo scopo di questa pericope è quello di svelare la fecondità nascosta della fedeltà di Dio all’uomo. La parusia è simultaneamente imminente ed imprevedibile: il Signore giunge, ma nessuno può disporre di quell’evento.

“Visitaci Signore con la Tua Parola, ogni giorno. Il tuo Spirito ci doni di portarla a compimento, perché il nostro essere e il nostro agire sia sempre a gloria di Dio Padre. Amen.”

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