“Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli”. (Luca 7,31-35).
L’espressione finale dell’Evangelo che leggiamo quest’oggi rappresenta la sintetica considerazione di Gesù dopo una serie di avvenimenti che lo hanno reso protagonista conosciuto in tutta la regione.
Ripercorrendo il percorso Gesù ha sanato il servo malato del centurione di Cafarnao; ha resuscitato l’unico figlio di una donna vedova a Nain; ha compiuto una serie di miracoli alla presenza dei discepoli di Giovanni Battista. Infine ha parlato di Giovanni come il messaggero, il profeta più importante d’Israele.
Di fronte a questi fatti Gesù si fa una domanda che dirimente scardina i benpensanti d’Israele: ma come possiamo paragonare questa generazione di credenti. Gesù da una risposta che potremmo tradurre così: non va mai bene niente!
I paragoni raccontati da Gesù sono eloquenti. I bambini non hanno ballato né gioito nonostante la festa. Giovanni ha battezzato e ha chiesto una conversione vera ma solo i peccatori si sono fatti battezzare. É arrivato Gesù ma mangia con i peccatori ed é un mangione è un beone.
La conclusione di Gesù é rivolta ai farisei, agli scribi e ai capi religiosi: la Sapienza di D-o é già stata riconosciuta giusta da chi ha creduto alla presenza costante del Signore nella storia umana.
Questo Evangelo é rivolto a noi oggi. A noi che siamo insoddisfatti, mai contenti, musoni, senza speranza e indifferenti!