Luca 18, 15-17
In quel tempo. Presentavano al Signore Gesù anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Allora Gesù li chiamò a sé e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso».
Se Gesù passasse anche oggi da queste parti, in carne ed ossa, noi genitori porteremmo i nostri figli piccoli da lui perchè li carezzi. Anche oggi i genitori che portano i bambini in chiesa alla Messa (Gesù è lì e vuole carezzarli) si accorgono che spesso invece danno fastidio, perchè camminano, corrono avanti e indietro, parlano o piangono. Tanti guardano con riprovazione questi genitori perchè non sanno badare ai loro figli e lasciano che disturbino il raccolto svolgimento delle celebrazioni. Magari anche noi siamo di quelli che vengono disturbati.
Siamo ancora lontani dall’accogliere i bambini in chiesa, siamo ancora come i discepoli che rimproverano bambini e genitori importuni. Siamo in buona compagnia dunque: anche noi impareremo come i discepoli del Signore che l’atteggiamento di Gesù è di misericordioso affetto non solo col figlio prodigo, ma anche col bambino chiassoso.
Tempo fa c’erano due bambini a una Messa domenicale che avevano deciso di fare ordine tra le panche, raccogliendo tutte le buste delle offerte straordinarie, sotto gli occhi non molto benevoli dei parrocchiani. Alla fine della messa hanno detto delusi: “è già finita”? Loro si erano trovati bene in chiesa come a casa propria.
Essere come bambini vuol dire trovarsi bene con Gesù e fidarsi di lui come quelle mamme e quei bambini che esse gli presentavano.
Preghiamo perchè non capiti mai che il nostro atteggiamento tenga lontani genitori e figli dall’altare, dall’assemblea, dalla comunità. Perchè non capiti che Gesù ci chiami a sè e ci rimproveri di non aver capito che è davvero a chi è come loro che appartiene il regno di Dio.