20/09/2020 – 4ª Domenica dopo il martirio di S. Giovanni

Gv 6, 24-35
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete».

La prima frase che mi risuona è la domanda: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”
Sicuramente siamo spesso preoccupati di “fare qualche cosa” per avere in cambio altro; ma la risposta di Gesù ci spiazza perché ci dice che basta credere!

Credere significa lasciare spazio all’azione di Dio dentro di me; forse, è l’esatto opposto di “fare”, perchè vuole dire “lasciare fare” a Lui. Nei momenti belli e in quelli più difficili rivela il riconoscere la mia piccolezza e il bisogno di abbandonarmi nelle Sue mani per sentirmi impastato di amore e di grazia.

In secondo luogo, Gesù ci punzecchia sull’importanza di andare al di là della soddisfazione immediata dei miei bisogni: c’è, infatti, una dimensione del vivere che va oltre il mangiare, il vestire, l’avere successo, lo stare bene fine a se stesso. Tutte queste cose, una volta che vengono appagate, lasciano in noi un’inquietudine e un impulso a cercare nuove opportunità e nuove contentezze.

Qui si fonda l’amore, e con esso la fede: sono quei rischi che ci richiamano ad andare oltre a noi stessi e, quindi, ad avere il coraggio di lasciare le sponde della nostra tranquillità e sicurezza per affidarci a Lui.

– In quali parole dette da Gesù e dalla folla mi ritrovo maggiormente? Perché?
– Di quale pane oggi ho bisogno di sfamarmi?
– Io desidero Dio?

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
(Dal Salmo 33)

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