25/08/2019 – Domenica precedente al Martirio di S. Giovanni il precursore

Matteo 18, 1-10
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.

Che cosa significa diventare come bambini?
Innanzitutto è mettermi davanti a Dio come un figlio che si mette di fronte al proprio padre: percepire, quindi, che sono voluto, amato, desiderato … e chiamato a crescere nel cercare quel posto nel mondo che è realmente il mio.
Significa anche che quando dall’io passo alla Comunità, per affermarmi non ho la necessità di “salire”, ma di “scendere”, di tornare indietro, di convertirmi con un “bagno di umiltà”.
Insomma: più mi svuoto di me, più riesco a farmi abitare da Dio.

I piccoli, poi, sono i poveri, coloro che non hanno importanza nella società, non appartengono al mondo “dei grandi”; e io, come discepolo, sono dunque chiamato a scendere verso il basso, verso la periferia … ma addirittura verso le mie periferie, quelle fatte di fragilità, impastate di debolezza e di paure, dove è ancora più difficile che la pura gratuità dell’amore di Dio trovi spazio.

– Chi sono “i piccoli” intorno a me?
– Chi/Che cosa mi aiuta a vivere la dimensione del servizio verso gli ultimi?
– Le mie piccolezze, le mie insicurezze: provo a dare loro un nome e a capire come affrontarle in modo da non perdermi lungo la strada e a lasciarle illuminare dalla luce della speranza.

Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio
per far giustizia all’orfano e all’oppresso;
e non incuta più terrore l’uomo fatto di terra (Sal 9)

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