27/08/2020 – S. Monica

Mt 11, 7b. 11-15
In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli
subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

Ci lasciamo aiutare da una riflessione di don Luigi Maria Epicoco che commenta questo brano in modo affascinante.

“In verità io vi dico, che fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il Battista”.
Detto da Gesù, questo complimento, ci fa capire che la statura umana di Giovanni Battista non è qualcosa di trascurabile. Infatti, tra tutti i personaggi di cui è popolata la Bibbia, Giovanni sembra condensarne il meglio. Uomo, profeta, coerente, povero, autorevole, affascinante, onesto, libero, essenziale, e infine martire.

Ma dice Gesù: “eppure il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”. Come è possibile? Ciò è possibile perché la logica del regno non poggia più sulla qualità della nostra umanità, ma sulla capacità che ha l’amore di Dio di rendere degno ciò che non lo è.

Se dovessimo semplificare dovremmo dire che tra uno bravo e uno amato, quello amato ha una marcia in più. E infatti basta guardare la nostra vita per accorgerci che così è. Molto spesso è l’amore che ci sentiamo addosso l’unica cosa che muove la nostra vita. Se essa dovesse poggiarsi sulle nostre forze, capacità, coerenze, fedeltà, si arenerebbe subito. E molti di noi sono arenati proprio perché continuano a pretendere da se stessi di essere bravi, mentre il segreto è nel sapere di essere amati.

Infatti l’amore di Dio non è una cosa che riceveremo un giorno, ma qualcosa che c’è già. Noi siamo già amati, adesso, ma il vero problema è che non ne siamo consapevoli, non ce ne accorgiamo, non lo sentiamo nella parte più profonda di noi. La scoperta della vita spirituale coincide con la presa di consapevolezza di quanto siamo amati ora, anche se non lo meritiamo, anche se non valiamo nulla, anche se siamo nel più profondo degli inferi.

La fede, prima di essere la capacità di credere che Dio esiste, è ancor di più la capacità di credere che mi ama. Il vero problema quindi non è convincere Dio ad amarci, ma convincere noi stessi ad arrenderci a questo amore. Togliere le difese e farlo arrivare fin nel nostro profondo. È il grande lavoro di permettere a noi stessi di lasciarci amare da Lui.

Signore insegnaci ad indossare ogni giorno la nostra condizione umana come un vestito da ballo, che ci farà amare per Te tutti i particolari, come gioielli che non possono mancare. Facci vivere la nostra vita, non come un gioco di scacchi in cui ogni mossa è calcolata, non come una partita in cui tutto è difficile, non come un teorema che ci fa rompere la testa, ma come una festa senza fine in cui si rinnova l’incontro con Te. Come un ballo, come una danza, tra le braccia della tua grazia, nella musica universale dell’amore. Signore, vieni ad invitarci.Madeleine Delbrêl

 
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