30/01/2018 – 4ª Settimana del Tempo Ordinario

“Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico, alzati!”. Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.” (Marco 5,21-43).
La fede salva la nostra vita. É questa la sintesi che potremmo trarre dall’Evangelo di Marco che ci presenta due guarigioni. Esse trovano radice proprio nella fede delle persone verso il Signore l’approdo di salvezza.
La vicenda della donna colpita da una malattia e la ragazza di dodici anni morente rappresentano due storie che sono paradigmatiche e anticipatorie della resurrezione umana da una vita difficile e per certi versi ingiusta.
La donna colpita da perdite di sangue é una emarginata per la sua condizione ed addirittura defraudata in quanto ha speso per essere guarita. Tutti i suoi beni non sono serviti a nulla. É una donna che ha bisogno di toccare per poter vivere.
La giovane ammalata gravemente é lo specchio dell’ingiustizia che non trova risposte umane comprensibili. Morire in giovane età é incomprensibile. Si resta sulla soglia del mistero della vita umana. In questo frangente é Gesù che prende la mano della ragazza.
Si risorge per fede e così avviene attraverso quella parola di Gesù che ci invita ad alzarsi, a risorgere: “Talità kum”!
Colpisce il numero dodici che riguarda la donna e la ragazza. Dodici é un numero particolarmente importante nella tradizione ebraica e nella tradizione cristiana: é essere legati ad una storia di legami di fede annunciata e vissuta.
Chiediamo al Signore di alimentare la nostra fede, di alzarci, di costruire legami di fede.

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