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Il mio professore, Antonio Papisca

Ieri abbiamo salutato per l’ultima il Prof. Antonio Papisca: il mio professore.

L’ho sempre considerato il mio professore perché con il suo stile mite sapeva sempre ascoltare, una dote unica per chi sa trasmettere conoscenza ma soprattutto riferimenti alti per la nostra vita.

Mi sono laureato con il Prof. Papisca con una tesi che ancora oggi riconosco essere roboante: “Il ruolo del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace per la promozione di un ordine mondiale più umano”.

Eppure in quella tesi ho cercato di raccogliere gli insegnamenti del Prof. Papisca, indicando nel movimento politico ecumenico delle religioni e nel ruolo del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace la via per un nuovo ordine mondiale.

Mi vengono i brividi a ripercorrere quella tesi che ho discusso con il professore, pensando che oggi illustri pensatori stanno sottolineando il ruolo pubblico delle religioni nell’attuale contesto sociale.

Nel ricordo che ieri il Prof. Marco Mascia ha fatto mi hanno colpito tante cose del Professore che é stato un precursore, un utopista per certi versi, ma che ha aperto strade umane nel dialogo tra gli uomini e tra i popoli nel paziente lavoro accademico ed educativo di tante giovani generazioni.

Nella sua storia c’è stato l’impegno all’interno dei giovani dell’Azione Cattolica a livello internazionale e nel recente passato é stato partecipe del momento fondativo dell’Istituto di Diritto internazionale per la pace dell’Azione Cattolica, intitolato a Giuseppe Toniolo.

Vorrei salutarlo anch’io e ringraziarlo perché mi ha fatto scoprire un aspetto importante é sfidante della mia vita, quello di essere sempre capaci di trovare vie mediative e di ascolto delle ragioni dell’altro.

Grazie Professore per il suo stile e il suo sorriso, per essere stato precursore dei diritti umani e, come ha ricordato ieri il Prof. Mascia, per essere figlio di D-o.

Possiamo sperare nell’Europa dopo le elezioni francesi?

La elezione del Presidente della Repubblica francese nella persona di Emmanuel Macron mi dà la possibilità di fare tre brevi riflessioni a caldo.
Mi pare di aver colto dall’esito dell’elezione un recupero del valore degli ideali europei e un segnale che ci permette di sperare nell’Europa. Macron ha espresso la volontà di credere nell’Europa, rispetto ai profeti di sventura che si aggirano un po’ dappertutto e che invece di unire alzano muri e barriere.
É un Presidente che ha vinto senza un partito alle spalle. Forse questo fatto dovrebbe far riflettere tutti su cosa servono i partiti e se hanno un senso in una politica liquida. Perché in Francia é successo che i partiti oltre ad essere liquidi si sono liquefatti. É questa è una riflessione molto seria da fare da tutti i punti di vista!
É un Presidente giovane. L’auspicio e l’augurio che ci facciamo é che ci siano politiche che abbiano attenzione ai giovani e facciano spazio ai giovani ma non a quelli che hanno il culto dell’immagine e che fanno le prime donne, ma quelli che lavorano, che hanno lavorato e che hanno espresso talenti, messi a servizio della comunità.