02/10/2023 – S.S. Angeli custodi

Lc 20, 9-19

In quel tempo. Il Signore Gesù prese a dire al popolo questa parabola:

 

 

«Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote.

 

Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via.

 

 

Disse allora il padrone della vigna: “Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!”. Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”.
Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero.

 

 

Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri». Udito questo, dissero: «Non sia mai!».

 

Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo?”.

Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato».

 

 

In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro.

#vigna #fiduciasmisurata #fruttodell’amore #liberi

Nella parabola che Gesù racconta, i protagonisti sono il padrone della vigna, i suoi servi, i contadini e il Figlio del padrone.
A questa vigna il padrone tiene tanto, cerca collaboratori disponibili e li trova. Il padrone consegna ai contadini la vigna e parte.
Questi contadini erano fortunati, è stato affidato alle loro cure la grande proprietà del padrone della quale diventano responsabili e devono rendere conto al tempo debito. Viene concessa a loro una fiducia smisurata.

Dio ha una fiducia estrema nell’uomo!
Che bello, si fa tanto per avere un posto di lavoro, un lavoro dignitoso che permetta di lavorare ogni giorno e di sostenere la propria famiglia.
Cosa frulla nelle menti degli operai lungo questa assenza del padrone, quali sono i complotti che progettano in sua assenza? Come trattano i suoi servi? E suo Figlio?

Sembra che la storia si ripete sempre, facevano lo stesso i fratelli di Giuseppe che lo vendettero in Egitto…!

Dio lascia una distanza volutamente, si prende del tempo, uno spazio perché possiamo camminare liberamente verso di Lui. A questa libertà e fiducia smisurata spesso si risponde con ostilità e violenza.
E cosa vuole Dio da noi?
Niente, vuole i frutti, vuole il frutto dell’amore che ci rende capaci di amare, di amarci tra di noi e amare Lui.

Dio ci lascia liberi, abbiamo anche la possibilità di non amare e di fare il male.
Scegliamo, allora, cosa rende la nostra vita degna di essere vissuta, di sentirsi chiamati figli, fratelli di Gesù e di contribuire alla costruzione di un modo migliore, sapendosi operai, collaboratori del Regno con il nostro vissuto e il nostro operato!

Preghiera
Guidami, Signore, sulla via della vita.
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie. 

Sal 138 (139)

01/10/2023 – 5ª Domenica dopo il Martirio di S. Giovanni

Mt 22, 34-40

Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». 

 

 

Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 

 

E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 

 

 

Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

#amareDio #amareGliAltri #prossimo #dedicare

Come si può rispondere all’amore di Dio per me, per noi?
Questa sembra la domanda che come panno di fondo appare nel brano di oggi: noi spesso parliamo di amore per Dio, perché accresciamo il nostro desiderio verso di lui, cerchiamo uno spazio per rimanere nella sua intimità, pratichiamo un tempo di preghiera affinché gli affetti, i sentimenti e le emozioni siano a lui rivolti.

Occorre, però, riuscire a discernere se in questa relazione ci basiamo su un amore che poggia solo sull’anelare o se ci sia anche un amore più concreto e di ascolto del Padre.
In questo senso, è l’amore per gli altri ciò che rende vero il nostro amore per Dio: non si può infatti amarlo senza anche amare il prossimo, perché è nel volto di chi ci è accanto che si riflette la Sua grandezza; e il prossimo …. è il prossimo, chiunque sia: l’amico che condivide con me il viaggio al mattino in treno, il figlio adolescente che non rispetta gli orari di rientro alla sera, il vicino di casa che non mi saluta sulle scale mentre io gli sorrido, il migrante che
mi tende la mano per strada quando cammino di fretta per andare al lavoro.

Le parole di oggi, quindi, mi chiedono non solo di guardare queste persone, ma di abbattere il mio “io”, di distogliere gli occhi da me stesso e dedicare almeno un po’ di quell’amore, che mi è donato gratuitamente, a chi incontro. 

– Di quale tipo di amore mi cibo nella quotidianità relazionale?
– Quali sono le caratteristiche del mio amore verso il prossimo (e, di riflesso, verso Dio?)
– Quale lato del mio “io” sento che ha bisogno di essere affidato oggi al Padre?

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
(Salmo 103)

30/09/2023 – S. Girolamo

Luca 5,29-32

In quel tempo. Levi preparò al Signore Gesù un grande banchetto nella sua casa.
C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: “Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?”.

 

 

Gesù rispose loro: ”Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perchè si convertano”.

#sguardoOltre #occhichenonvedono #accoglienzaindiscriminata

Il notissimo passo del Vangelo odierno è preceduto dai due versetti che raccontano l’invito di Gesù a Levi (Matteo) di seguirLo e l’immediata adesione del pubblicano alla proposta del Maestro. Così commenta papa Francesco: “Chiamando Matteo, Gesù mostra ai peccatori che non guarda al loro passato, alla condizione sociale, alle convenzioni esteriori ma piuttosto apre loro un futuro nuovo. Una volta ho sentito un detto bello: “Non c’è santo senza passato e non c’è peccatore senza futuro”. Basta rispondere all’invito con il cuore umile e sincero. La Chiesa non è una comunità di perfetti ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore perché si riconoscono peccatori e bisognosi del suo perdono. La vita cristiana, quindi, è scuola di umiltà che ci apre alla grazia”.

Levi era un pubblicano, un collaborazionista dei Romani odiato ed evitato dai giudei. Gesù fissa il suo sguardo su di lui e vede oltre, vede la sua umanità, vede ben al di là della sua professione. Spesso, invece, il nostro sguardo è corto, incapace di riconoscere in profondità le persone che incontriamo nella nostra vita, perché fermo sul già noto: abbiamo occhi che tante volte non vedono.

Gesù chiama Levi a distogliere il suo sguardo dall’idolo del denaro: accogliendo la proposta di Gesù, l’esattore delle tasse prende la decisione di non opporre resistenza, di cambiare vita e si mette in cammino. E il primo segno di questa conversione è quello di fare festa e Levi organizza un grande banchetto.
Gesù è il primo invitato e siede a tavola con pubblicani e peccatori. Questa accoglienza indiscriminata di Gesù non è sopportabile da parte da scribi e farisei. Ma Lui sta
realizzando la sua missione: è venuto non per condannare ma per accogliere, è venuto per riunire la gente dispersa e per reintegrare gli esclusi.

E allora chiediamoci:
Gesù accoglie ed include le persone: e il mio atteggiamento qual è?
– Il gesto di Gesù rivela l’esperienza che ha di Dio Padre: qual è l’immagine di Dio di cui sono portatore/portatrice verso gli altri con il mio comportamento?

29/09/2023 – S.S. Michele, Gabriele, Raffaele, arcangeli

Lc 1, 8-20. 26-33

In quel tempo. Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore
durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel
tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando
nell’ora dell’incenso.

 

 

Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

 

 

Zaccaria disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».

 

 

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

 

 

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.

 

L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

#festadegliArcangeli #insilenzio #toccatidaunaSorpresa

Oggi celebriamo la festa degli arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele, i nostri compagni nella fede, che il Signore invia per accompagnarci sulle strade della vita. Ognuno con un compito specifico. Michele è il grande difensore che fa la guerra al diavolo. Gabriele è l’arcangelo delle buone notizie, come quando porta l’annuncio a Maria e a Zaccaria. E infine Raffaele,colui che cammina con noi, come ha accompagnato Tobia nel suo viaggio.

Nessuno di noi penso che abbia mai avuto apparizioni di angeli -come si legge nel brano di oggi- ma tutti possiamo invece testimoniare incontri “casuali” che sono avvenuti nella nostra vita, persone che ci hanno detto una parola che ci ha rincuorato, qualcuno che ci ha dato forza e coraggio, altri ancora che hanno camminato con noi e con la loro vicinanza ci hanno rassicurato. Per me sono state persone sconosciute, davvero apparse dal nulla in tante situazioni e subito scomparse dopo poco. Come anche amici e conoscenti che mi hanno regalato una parola buona, che mi hanno portato consolazione e sostegno.

Impariamo da Zaccaria e Maria a rimanere un attimo in silenzio quando ci sentiamo toccati da una sorpresa, da una parola che ci conforta e, come loro, chiediamo a Dio cosa vuole dirci, qual è il senso della vita, il senso delle cose.
Infine anche noi possiamo pregare così, come ha suggerito Papa Francesco in occasione della festa degli arcangeli nel 2017:

“Michele, aiutaci nella lotta, ognuno ha la propria nella vita oggi. Gabriele, portaci notizie, portaci la Buona Notizia della salvezza, che Gesù è con noi, che Gesù ci ha salvato e donaci speranza. Raffale, prendici per mano e aiutaci nel cammino per non sbagliare la strada, per non rimanere fermi.”

28/09/2023 – S. Venceslao, S.S. Lorenzo Ruiz e compagni e Beato lui Monza

Lc 19, 37-40

In quel tempo. Il Signore Gesù era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

 

 

Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

#folla #compimento #

Contestualizziamo il brano di oggi: Gesù arriva da Gerico, si trova vicino a Betfage e a Betania (dove abitano i suoi cari amici Lazzaro, Marta e Maria) presso il Monte detto degli Ulivi (che ci evoca inevitabilmente la dolorosa preghiera la sera dell’ultima cena)….

Ma quando è vicino alla discesa dal monte degli ulivi lo attende un’accoglienza trionfale da parte di tutti i discepoli che lo accompagnano e da parte
di tutti coloro che lo accolgono nei pressi di Gerusalemme.
E’ uno spaccato trionfale, che pare dimostrare come la gente abbia individuato nel Rabbi di Nazareth la risposta alle proprie preghiere! Pare di riascoltare la voce degli angeli la notte nella quale Cristo era venuto al mondo e anche in quella circostanza dei poveracci, umili pastori e popolani, lo avevano accolto con gioia.
Chi non ha mai cambiato posizione, persistendo nel rifiuto della persona e della parola di Gesù, sono sempre quelle serpi dei farisei, infastiditi da tanto ridondante entusiasmo da parte della folla…. Già, la folla. Credo che il Signore sapesse benissimo che quella folla alla quale aveva dato tanto, tutto, sarebbe stata velocemente condotta a voltar gabbana, asservita al potere che offre di più.

Ma è certo di entrare nella storia non confidando soltanto sul “successo” ottenuto tra la gente, bensì sul compimento della missione affidatagli dal Padre, che lo avrebbe accompagnato e sostenuto anche nel momento più tragico della sua esistenza umana.
Illuminanti a riguardo sono le parole di don Rino Tantardini:

Ma lui, Gesù non si deprime, perché sta appoggiato alla volontà di suo Padre, Signore del cielo e della terra, Signore della storia: questo gli dà la certezza che ci sarà una pietra rotolata via dal sepolcro, che proclamerà quel che per paura le labbra dei suoi discepoli avranno smesso di gridare; ci saranno le pietre del tempio, che non staranno più l’una sull’altra per via della devastazione delle truppe romane e così proclameranno quale errore fu rifiutare Lui da parte dei capi del popolo.

E noi, vogliamo essere pietre vive che edificano la Chiesa e non smettono di parlare delle meraviglie da Lui compiute? O ci limitiamo ad osannare a secondo della convenienza?

Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda (Salmo 89)

27/09/2023 – S. Vincenzo de’ Paoli

Lc 19, 11-27

Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.

 

 

Disse dunque: “Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un’ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.

 

Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo i re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.

 

Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.

 

 

Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.

 

Venne poi anche l’altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuto riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai
seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi.

 

 

Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci: Gli risposero: Signore, ha già dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”.

#mine #sentieroindicato  #fiducia

Il vangelo di oggi ci racconta una parabola molto simile a quella dei talenti: i servi vengono invitati dal Signore a coltivare i suoi doni; oggi consegna dieci mine chiedendo loro di impiegarle al meglio.
Quelli che obbediscono al suo volere vengono abbondantemente ricompensati, mentre chi ha avuto paura delle conseguenze, chi ha nascosto la mina “nel fazzoletto” o chi si è addirittura opposto al lui è stato punito.

Cosa ci insegna la parabola? Semplice: coloro che camminano nel sentiero indicato dal Signore e si aprono a Lui senza alcun timore raggiungeranno il Regno dei Cieli. Chi invece dubita e perde la fiducia in Dio, si vedrà privato del poco che ha ottenuto con un buon comportamento.
E allora noi ci auguriamo di fidarci di Dio e procedere sul cammino che ha segnato per noi… senza alcuna paura, sull’esempio di san Vincenzo de Paoli, gigante della carità!

26/09/2023 – S.S. Damiano e Cosma

Lc 18, 35-43

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».

 

Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!».

 

 

Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui.

 

Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!».

 

E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».

 

Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

#regno #decisivoCambiamento #tutteLePossibilità #inunsecondomomento #discepolo

Già da alcuni giorni la liturgia ci sta narrando come Gesù, attraverso i miracoli, non solo sta rivelando chi è, ma sta costruendo il regno, realtà che anche noi possiamo vedere o ignorare; regno di fronte al quale possiamo rimanere indifferenti o scegliere di realizzare.

Il miracolo raccontato oggi è un segno di quel nuovo regno annunciato da Gesù, che si manifesta non semplicemente mediante la guarigione di un cieco, ma attraverso il decisivo cambiamento della vita di un uomo.

Il cieco, infatti, viveva mendicando lungo la strada.
In un giorno qualunque (perché la bellezza di un cambiamento può essere improvvisa, se ci prepariamo giorno per giorno a coglierla), desideroso di cambiare vita, mette i gioco tutte le sue possibilità:
-non può vedere, ma sente frastuono (mette a frutto l’udito) e chiede cosa stia accadendo
-nel momento in cui chiede (voce), si fida di ciò che gli altri gli dicono (abbandono)
-una volta saputo che Gesù sta passando, grida (usa la voce -che possiede- al massimo della sua intensità).

Un altro aspetto mi colpisce: per attirare l’attenzione di Gesù non chiede subito il dono della vista, ma che “Gesù, figlio di Davide, abbia pietà di lui”.
Pieno di fede, sta dicendo a Gesù di mettersi nei suoi panni, di provare pietà o empatia per la sua situazione, di prendersela a cuore e agire di conseguenza. Solo in un secondo momento, entrati in dialogo, chiede di tornare a vedere.
Gesù intuisce la sua fede e gli ridona la vista e la vita del cieco cambia: da mendicante cieco e ai margini, statico, immobile, quasi paralizzato nella sua situazione, diventa discepolo: i suoi occhi vedono, i suoi piedi camminano alla sequela di Gesù, la sua voce annuncia al mondo che la fede in Gesù ti cambia l’esistenza.

 

Invochiamo lo Spirito, perché oggi ci aiuti a riscoprire i nostri talenti e metterli a frutto per vivere da discepoli affidati, che partecipano anche se con piccoli gesti all’annuncio del regno di Dio.

Esulta il mio cuore per la tua salvezza,
canto al Signore che mi dà ogni bene
e inneggio all’Altissimo.

25/09/2023 – S. Anàtalo e tutti santi Vescovi milanesi

Mt 7, 24-27

Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi,
soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.

 

Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

#ascoltare #mettereinpratica  #amando

Gesù conclude il Discorso della Montagna con questi due inviti: ascoltare la Sua Parola e metterla in pratica

Sono due azioni difficili: spesso sentiamo la Sua Parola, ma non la comprendiamo veramente, non la facciamo nostra, non ci rendiamo conto della portata di cambiamento che può avere nell’ordinarietà delle nostre vite. Ascoltarla implica fare silenzio dentro di sè e svuotare il cuore dai pensieri e dalle idee inutili.
Metterla in pratica è il secondo e ancora più importante passo: non basta affermare di essere Cristiani, ma bisogna dimostrarlo con le proprie azioni, prendendo l’iniziativa, andando verso l’altro. Amando, anche quando le nostre paure o le circostanze lo rendono molto difficile.

Gesù usa, poi, diverse immagini per identificare le “disgrazie” che succedono inevitabilmente nella nostra vita: la pioggia, poi lo straripare dei fiumi, poi i venti. Una successione di eventi particolarmente sventurata, una sciagura dopo l’altra, eppure anche noi abbiamo spesso l’impressione che la nostra vita sia così. Il cristianesimo non elimina le disgrazie, ma la Parola di Gesù può offrire un appiglio, perché esse non ci distruggano completamente.
Il cristiano non è esente dalle sofferenze, ma può riuscire a fare in modo che esse non definiscano completamente la sua vita.

Come giudico il mio livello di ascolto della Sua Parola?
Penso alla pioggia e alle tempeste che capitano nella mia vita, e alla potenza di questa Parola che mi dà la forza di affrontarle.

24/09/2023 – 4ª Domenica dopo il Martirio di S. Giovanni

Gv 6, 24-35

In quel tempo. Quando la folla vide che il Signore Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

 

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.

 

 

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

 

 

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».

 

Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

 

 

Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.

 

Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

 

 

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

#nutrimento #amore #inEterno #segnoEucaristico #comunione #PanedellaVita

 

Per cosa ci diamo da fare? Per quale motivo ci alziamo la mattina e andiamo a lavorare?

Qual è il vero nutrimento che sazia la nostra vita?

Alcuni miei studenti non avrebbero la minima esitazione nel rispondere “soldi”; io non aspetto un secondo di più nel rispondere per me “l’incontro con gli altri”, “amare il prossimo” che incontrerò.

Non sono meglio di loro, anzi, ma ho la certezza che “ciò che resta in eterno e che il Figlio ci dà” è la Comunione, che al v.35 capiamo essere nella forma dell’amore che si dona.

“Fare” e vivere la Comunione vuol dire proprio questo: riuscire a compiere le stesse opere di Dio (v.28), che ci ama per primo. La condizione di possibilità sta nel credere in Dio, in ciò che ha compiuto per noi, nel riconoscere il suo amore, ovvero fidarsi di Lui. (v.29)

Eppure Dio ci lascia proprio un “segno” (importantissimo nel Vangelo di Giovanni), il sacramento, nella forma del pane, un segno semplice, concreto, buono, perché possiamo ricordarci sempre di ciò che è davvero essenziale nella nostra vita, il Suo Amore. Sa che noi abbiamo bisogno di “segni”. Ma come sottolinea alla folla e come sembra scrivere Isaia (cfr Isaia 63,19 – 64, 8: Tu sei nostro padre, ci conosci, sai come siamo fatti, fragili come l’argilla, bisognosi, imperfetti), non possiamo fermarci all’oggetto, dobbiamo andare oltre. Non possiamo chiedere e pretendere da Dio che risolva i nostri problemi, esaudisca le nostre richieste (talvolta per i miei ragazzi anche bizzarre: che non piova la mattina quando escono in bici per andare a scuola!) e decidere la nostra fede in Lui solo se otteniamo ciò che vorremmo…. Noi adulti non siamo da meno, forse le nostre domande sono un pochino più serie, ma la sostanza è uguale….

Quale Dio ha fatto cose grandi come Te, Signore..”(parafrasando 1° lettura): Tu hai dato il Tuo corpo, la tua vita per noi.

Signore, dacci sempre di questo pane” chiede la folla: oggi è anche la mia preghiera e il mio Grazie. Signore non farmi mai mancare la tua presenza calorosa, la gioia della condivisione, il gusto della comunione fraterna, il desiderio di donarmi e dedicarmi nonostante i rifiuti, i distacchi, le incomprensioni, le distanze, gli allontanamenti che rovinano i rapporti fra noi; non mi manchi mai la consapevolezza dell’essenziale che dura in eterno, ovvero la bontà dell’amicizia e dell’amore. Tu sei “il Pane della Vita”: continua a dare gusto e sapore alla mia vita, ricca di Gioia e Grazia per gli incontri che mi doni ogni giorno, cosicché anche io possa nel mio piccolo “offrire la mia vita”..

23/09/2023 – S. Pio da Pietralcina

Matteo 12,15b-28

In quel tempo. Molti seguirono il Signore Gesù ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

 

 

«Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già
incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».

 

 

In quel tempo fu portato a Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. Tutta la folla era sbalordita e diceva: «Che non sia costui il figlio di Davide?». Ma i farisei, udendo questo, dissero: «Costui non scaccia i demòni se non per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni».

 

Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi. Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? E se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio».

#Messia #maleanessuno #bontàdiDio #accogliercil’unl’altro

La missione di Gesù non corrisponde alle attese di un messia vincente e acclamato.
Egli porta a compimento tutte le promesse della storia della salvezza come Servo sofferente del Signore, usando unicamente i mezzi dell’amore.

I verbi del testo di Isaia “non contenderà, non griderà, non spezzerà, non spegnerà” ci assicurano che Gesù non ha fatto del male a nessuno. E’ stato invece mite, umile, buono e comprensivo con tutti, mostrando sempre un Padre buono e clemente. Sa ammonire, ma da’ speranza e fiducia.

Gesù è la certezza e la rivelazione della bontà di Dio verso gli uomini.

Dovremo noi accoglierci l’un l’altro con amore come Cristo ci accoglie. E mentre siamo incoraggiati dalla gentilezza di nostro Signore, preghiamo che il suo Spirito riposi
su di noi e ci renda capaci di imitare il suo esempio.