01/02/2023 – Mercoledì della 4ª Settimana del Tempo Ordinario

“In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.“ (Marco 6,1-6).

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Il ritorno a Nazareth da parte di Gesù é tutt’altro che positivo. La gente  riconosce i prodigi però dubita: è il figlio del falegname. Come può fare tutto questo?

Purtroppo la gente, il popolo, è incapace di accogliere perché pensa solo a se stesso. Nemmeno le evidenze, i prodigi, sono sufficienti a dare sostanza alla fede.

L’incredulità è all’ordine del giorno di sempre. Ieri come oggi la fede va misurata con la capacità di conversione e con la misericordia.

Dobbiamo mettere in conto il fatto che la fede trova il suo fulcro nella testimonianza sincera di una vita che ha come meta le Beatitudini. Tuttavia nulla mai é scontato. Gesù ha sperimentato nella sua terra e con i suoi il rifiuto. Un profeta non è mai bene accetto per l’incredulità!

Immagine: Syriac Gospels, British Library, Add MS 12137 – Libro

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