01/03/2019 – Venerdì della Penultima Settimana dopo l’Epifania

Marco 11, 27-33In quel tempo. Il Signore Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre Gesù camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».Nel brano di Vangelo di oggi, Gesù ha un confronto, o meglio, un dialogo con i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani, le persone che sono generalmente riconosciute come le più rispettabili e sagge della comunità. Queste persone si fanno incontro a Gesù per chiedergli con quale autorità egli compie “queste cose”, riferendosi quindi ai miracoli che abbiamo visto compiere a Gesù negli scorsi giorni o allo scacciare i venditori dal tempio, come abbiamo visto ieri.Gesù tuttavia non desidera un confronto acceso o “di aver ragione a tutti i costi”. E così controbatte ai suoi interlocutori con una domanda. La domanda di Gesù però mette in difficoltà i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani, i quali cercano una risposta di convenienza che non dia ragione a Gesù ma che nemmeno metta contro di loro la folla. Così facendo, Gesù riesce ad evitare un confronto acceso con loro.E noi? Quanto volte cerchiamo la discussione o siamo i primi ad attaccare briga? E quante volte vediamo il negativo anche dove non c’è, solo come pretesto?Dato che la Quaresima si sta avvicinando, potremmo iniziare a pensare a quale sarà il piccolo sacrificio che potremo fare nell’attesa della Pasqua… E potrebbe proprio essere quello di impegnarci a vedere il bello negli altri invece che il male, ogni giorno con le persone che incontriamo nella nostra quotidianità.

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