01/03/2023 – Mercoledì della 1ª Settimana di Quaresima

17-19

Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.

 

 

In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

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Al centro di questo brano possiamo rintracciare una parola: compimento. L’avvento di Gesù come realizzazione di una promessa che ha radici profonde. La Parola che si realizza e che dà pienezza ad un annuncio che ha accompagnato la storia di Israele.

Di fronte a questa manifestazione la tentazione sarebbe quella cancellare tutto ciò che c’è stato prima, ma Gesù sottolinea come nulla vada abolito, ma va ricompreso alla luce della sua Venuta.
Siamo invitati a lasciarci accompagnare dalla Sua Parola e ad affidarci alla sua proposta per comprendere la Rivelazione lungo la storia dell’umanità.

L’impegno che ci viene chiesto è avere un cuore aperto come ha chiesto nella preghiera Salomone: “Dammi, Signore, un cuore che ascolta” (1 Re 3, 9). Essere disponibili a lasciarci sorprendere dalla vita ed essere attenti nel rintracciare la Presenza del Signore nella nostra vita che si manifesta negli incontri delle persone e nelle situazioni della nostra quotidianità.

Un invito a metterci nelle mani del Signore, consapevoli che la Sua promessa non tarderà ad avverarsi, che non resteremo delusi dalla Sua Fedeltà se lo lasciamo agire nella nostra vita: lasciar sciogliere quei nodi che chiudono il nostro cuore, perché sicuri che Lui non ci abbandonerà e che
illuminerà il nostro cammino.

Lasciamoci accompagnare nella giornata di oggi da un brano di una preghiera attribuita da Monsignor Romero:

Noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto, però il rendersi conto di questo dà un senso di liberazione.
Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene.

Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino.
Una opportunità perché la grazia di Dio entri e faccia il resto.

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