01/09/2020 – Mercoledì della I Settimana dopo martirio di S. Giovanni

Luca 16,1-8
Gesù diceva ancora ai suoi discepoli: «Un uomo ricco aveva un fattore, il quale fu accusato davanti a lui di sperperare i suoi beni. Egli lo chiamò e gli disse: “Che cos’è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio fattore”. Il fattore disse fra sé: “Che farò, ora che il padrone mi toglie l’amministrazione? Di zappare non sono capace; di mendicare mi vergogno. So quello che farò, perché qualcuno mi riceva in casa sua quando dovrò lasciare l’amministrazione”. Fece venire uno per uno i debitori del suo padrone, e disse al primo: “Quanto devi al mio padrone?” Quello rispose: “Cento bati d’olio”. Egli disse: “Prendi la tua scritta, siedi, e scrivi presto: cinquanta”. Poi disse a un altro: “E tu, quanto devi?” Quello rispose: “Cento cori di grano”. Egli disse: “Prendi la tua scritta, e scrivi: ottanta”. E il padrone lodò il fattore disonesto perché aveva agito con avvedutezza; poiché i figli di questo mondo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce.

Un Vangelo che sembra molto complicato. Come lodare un servo che è definito disonesto? Con questa parabola è chiesto ancora una volta un cambio di prospettiva: non viene lodato il servo e le sue intenzioni di fondo, che sono appunto disoneste, ma si è invitati a guardare il bene che attraverso le azioni di questo servo viene fatto, in modo forse involontario, ai debitori del padrone del servo.

Il Signore riesce ad agire anche lì, anche attraverso i così detti “figli del mondo”, cioè coloro che agiscono secondo pensieri personalistici ed egoisti.

Il Signore fa agire il suo bene anche dove vorrebbe agire solo il male. Si serve della scaltrezza per donare sollievo agli oppressi e ai bisognosi. Questo non vuol dire giustificare il male ma mi sembra una perfetta immagine della resurrezione: il Signore è dovuto passare attraverso la tenebra per mostrare la luce più sfavillante che ci sia.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità (Salmo 102)

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