02/10/2019 – S.S. Angeli custodi

Luca 20,20-26

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadduccei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.

In questa pagina di vangelo Gesù ci insegna a intendere la risurrezione non come un generico prolungarsi della vita, ma come un accedere in definitività e pienezza alla stessa sovrabbondante vita comunionale di Dio: quella, che vive in sé come Trinità e quella che vive con le sue creature, gli angeli. Noi vi accediamo e la condividiamo come suoi figli.

La prospettiva della risurrezione, aprendoci alla vita comunionale divina, non ci annuncia solo un futuro, ma anche ci porta a una meravigliosa comprensione della vita, che conduciamo di qua, prima della morte: è essa stessa vita, che si situa nel grande grembo della comunione divina, perché questa comunione pervade tutto: ogni tempo, ogni spazio.

Riesco a vivere già da ora una tensione verso la vita piena che mi aspetta?

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore. (Sal 26)

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