03/06/2023 – S.S. Carlo Lwanga e compagni martiri

“In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».” (Marco 11,27-33).

#autorità

I capi religiosi di Gerusalemme interrogano Gesù perché ha compiuto miracoli e perché il suo insegnamento alle folle ha smascherato la loro relazione con D-o fuori dal contesto profondo della Parola. Ed inoltre hanno non considerato la conversione chiesta da Giovanni Battista.

É in questo contesto che, mentre Gesù cammina nel Tempio, i sacerdoti, gli scribi e gli anziani chiedono ragione della sua autorità.

É interessante notare che Gesù, in modo sapienziale, chiede ai suoi interlocutori se Giovanni Battista è stato altrettanto autorevole o meno.

E qui furbescamente le autorità religiose rispondono di non saperlo. E Gesù in modo altrettanto non risponde alle loro pretese e questo perché l’autorità viene da D-o stesso. Gesù ha rispetto per il D-o che gli è Padre.

Il timor di D-o, dono dello Spirito Santo, si esprime riconoscendo con umiltà il rispetto verso D-o stesso e verso gli altri, i nostri fratelli e sorelle.

Ci vengono in aiuto le parole dal Libro del Siracide (Sir 51,17-27 (NV) [gr. 51,12c-20b]:

“Ti loderò e ti canterò,
e benedirò il nome del Signore.
Quand’ero ancora giovane, prima di andare errando,
ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera.
Davanti al tempio ho pregato per essa,
e sino alla fine la ricercherò.”

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