Giovanni 12, 44-50
In quel tempo. Il Signore Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha
ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Gesù oggi innanzitutto ci ricorda ciò che significa credere, incontrare la sua persona, lasciarsi irraggiare dalla sua Luce: credere in Lui significa credere in Colui che lo ha mandato, vederlo, ascoltarlo, significa vedere e ascoltare il Padre.
La liturgia in questa settimana di commemorazione dei Santi e dei defunti, nella quale tutti siamo richiamati con maggior forza a ricordare la nostra vocazione alla santità, ci annuncia che Gesù è venuto come luce, affinchè
noi non rimaniamo nelle tenebre.
Dov’è la luce di Gesù nella mia vita? Come si dipana del quotidiano la mia vocazione alla santità? Nella liturgia del giorno dei Santi siamo stati richiamati dal libro dell’Apocalisse all’universalità della nostra vocazione alla santità; San Paolo poi ci ha ricordato che non è semplice la sequela, ma che è fattibile se rimaniamo radicati in Lui (“Chi ci separerà dall’amore
di Cristo …?”).
E oggi Giovanni ci rammenta nuovamente che non dobbiamo temere né il
presente né il futuro se ci affidiamo al Signore e ci lasciamo abbracciare dalla sua luce.
Certo essere noi stessi luce, oltre all’affidamento, richiede coraggio, tenacia, impegno, volontà.
Un messaggio deciso, ma senza condanna quello di Gesù, che vuole richiamarci ancora una volta alla nostra responsabilità. Né lui né il Padre condannano chi non li ascolta, è la Parola stessa che non entrerà in noi e non potrà fecondarci. Siamo noi con le nostre scelte o non scelte, con i nostri errori o le nostre pigrizie e indolenze, ad aderire o meno alla nostra
vocazione di santità, ad essere più o meno riflesso della sua Luce.
Stai con me e inizierò a risplendere come Tu risplendi,
al punto da poter essere una luce per gli altri.
La luce, Gesù, verrà tutta da Te.
Sarai Tu a brillare sugli altri attraverso di me.
Dona luce a loro come a me;
illuminali con me, attraverso di me.
Fa’ che Ti predichi senza predicare –
non con le parole, ma con il mio esempio
e mediante l’influsso empatico di quello che faccio -,
attraverso la mia somiglianza visibile ai Tuoi santi
e l’evidente pienezza dell’amore che il mio cuore prova per Te.
H Newman