“Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.” (Marco 6,30-34).

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C’è una parola, nell’Evangelo che la liturgia ci propone oggi, che è un anello di congiunzione tra la missione di annuncio degli apostoli e la grande folla che cerca Gesù e gli apostoli: la compassione.

Il “patire con” di Gesù rappresenta il sentimento più profondo per aiutare tutti, vicini e lontani, con fede e senza, con bisogni e non, a fare spazio alla presenza di D-o nella vita umana.

I discepoli hanno bisogno di fermarsi e raccogliere le forze. La gente ha bisogno di accompagnamento.

La compassione ci avvicina alla umanità di D-o e la misericordia di D-o verso di noi alla solidarietà e alla fratellanza.

Nel nostro operare per annunciare l’Evangelo che ci trasforma, cerchiamo di cogliere questi due parametri: avere compassione ed essere misericordiosi sempre.

Immagine: L’Ultima Cena è un dipinto a tempera su tavola di Jaume Serra. È conservato presso la Galleria Regionale del Palazzo Abatellis di Palermo (ispirata da un dipinto di Leonardo Da Vinci).

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