04/06/2020 – Giovedì della Settimana di Pentecoste

Gv 12, 27-32
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me».

«Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Il v. 27 sembra una versione giovannea della preghiera del Cristo nel Getsemani, collocata però in una cornice teofanica che sembra ricordare l’atmosfera della Trasfigurazione (vv. 28-30).

È un dibattito che si svolge nell’intimo dell’animo di Gesù: egli non chiede di essere sottratto alla Croce, ma l’accetta. Con questo ci viene detto che la Croce è frutto di una consapevole decisione, un atto di donazione liberamente accettato.
La Croce è l’inizio di un movimento ascensionale, che va oltre la Croce stessa e giunge al Padre. È questo il ricco significato del verbo innalzare. Già il profeta Isaia nel quarto canto del Servo scrive: «Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente» (Is 52, 13).
Così, ancora una volta ci troviamo di fronte al mistero della Croce.

Al movimento di salita, vittorioso di Gesù, corrisponde un movimento di discesa, di sconfitta del principe di questo mondo (v. 31). Cristo è innalzato e Satana precipitato. Sulla Croce si attua così il giudizio, che è insieme condanna e salvezza.

Condanna: la Croce è il rifiuto definitivo che gli uomini oppongono alla manifestazione di Dio.  Salvezza: la Croce è la manifestazione dell’amore di Dio e della sua forza vittoriosa, della sua capacità di attrazione (v. 32): in questo senso la Croce diviene la dimostrazione che la logica del mondo è sconfitta, decaduta e smentita.

La Croce è costruttrice di comunità. Le parole «attirerò tutti a me» significano da una parte che Gesù chiama i suoi, per i quali è morto, a condividere la sua gloria; dall’altra che egli attrarrà i suoi dietro a sé sulla Croce.
Lasciamoci dunque attrarre e abbracciare dalla Croce di Cristo.

Articolo precedente04/06/2020 – Giovedì della 9ª Settimana del Tempo Ordinario
Articolo successivo05/06/2020 – San Bonifacio vescovo e martire