“Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me.” (Giovanni 10,22-30).
C’è un preambolo all’Evangelo che oggi ascoltiamo: é la forte disputa tra i Giudei e Gesù al punto che vogliono lapidarlo. Vogliono prima sapere se é il Cristo.
Ma Gesù ritorna a ribadire la sua missione, ricordando la parabola del buon pastore. Egli accusa i suoi interlocutori di non far parte delle sue pecore.
La questione di fondo è la pretesa da parte delle autorità religiose del tempo di avere la convinzione di essere sempre nel giusto. Non è un caso che il confronto tra Gesù e i Giudei avvenga nella festa di Chanukkah, la festa della luce.
Quando non si vuole vedere la luce non restano che il buio e le tenebre, perché la pretesa diventa ideologia, convinzione insormontabile. Ed è quello che accade a Gesù.
Ebbene c’è una certa analogia tra le parole di Gesù e l’esperienza delle prime comunità cristiane.
Purtroppo anche oggi assistiamo a questa realtà. Quante comunità sono chiuse in se stesse? Quanta chiusura abita la vita familiare e sociale?
L’unica strada è la preghiera, la relazione con il Padre, con D-o che ci accompagna.