Gv 8, 28-30
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite”. A queste sue parole, molti credettero in lui.
“A queste sue parole, molti credettero in lui”.
Anche per noi le parole di Gesù, siano espressione della fede, che nel corso di questo anno liturgico, che sta volgendo al termine, abbiamo alimentato e approfondito, grazie anche e soprattutto al fatto che ci siamo lasciati istruire dalla Parola del Signore.
Fede è stare in relazione di fiducia con la persona del Signore. Su che cosa si fonda questa relazione di fiducia nell’Altro, che è il Signore? Sulla conoscenza dell’Altro: si deve conoscere l’identità dell’altro, si deve conoscere l’affidabilità dell’altro.
Il cammino dell’anno liturgico, proponendoci quel che Gesù ha detto e ha fatto, mira appunto a farci cogliere in maniera sempre più profonda chi è questo Gesù, quanto sia affidabile e quindi quanto meriti la nostra fiducia.
Il brano di oggi è una sorta di sintesi di questo itinerario di fede, compiuto in questo anno liturgico.
In attesa di vivere il compimento della storia, dove Gesù si manifesterà in tutta la sua gloria e potenza di Figlio dell’Uomo, che viene a giudicare i vivi e i morti, l’anno liturgico ci ha condotti a contemplare l’altro compimento, quello della vicenda terrena di Gesù, che è la sua morte in croce:
“Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono”.
Gesù ci dice che è proprio lì su quella croce, che Lui manifesta la sua identità e che quindi è proprio lì, davanti alla sua croce, che noi possiamo conoscere chi è davvero Lui: “Allora conoscerete che Io Sono… Conoscerete, cioè, che in me crocifisso è presente, è in azione YHWH, il Dio vostro alleato”: YHWH infatti vuol dire: “Io ci sono per voi”.
Lì, su quella croce, Gesù che cosa fa? Ci sta su quella croce amandoci al massimo, amandoci fino alla fine (Gv 13,1): “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Allora davanti a quella croce dobbiamo riconoscere più che mai che Dio è YHWH, è l’esserci per noi. Neanche quando noi gli diciamo il no più radicale, straccia l’Alleanza con noi. No, si ostina nel suo rapporto di Alleanza con noi.
Per questo sulla croce di Gesù Dio ci offre la manifestazione estrema della sua identità di YHWH, che è il suo esserci per noi come nostro alleato.
Qui abbiamo la sintesi del cammino di fede, che ogni anno liturgico ci fa compiere: alla luce di Gesù, della sua Parola, degli accadimenti della sua vita, noi diventiamo sempre più consapevoli del male, dal quale ci siamo lasciati devastare, ma insieme diventiamo sempre più consapevoli che
abbiamo un Gesù che ci ama di un amore più grande del male, che c’è in noi e si dona totalmente, fino alla morte, per liberarci da questo male e per attrarci in un rapporto di amore con Lui e con il Padre.