07/03/2019 – Giovedì dell’ultima Settimana dopo l’Epifania

Marco 13, 9b-13

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Motivo della persecuzione è l’amore per Gesù e la fedeltà alla sua parola. «E’ una grazia, per chi conosce Dio, subire afflizioni, soffrendo ingiustamente», ci ricorda Pietro nella sua prima lettera. Di conseguenza, la persecuzione non è sterile. È «martirio», è «testimonianza», è prova d’amore davanti a tutti, è seme fecondo che cade nella terra. Non distrugge il discepolo, ma lo costituisce tale, testimone del suo Signore.

Ma «prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni». Il fine della storia è la conoscenza dell’amore del Padre da parte di tutti i suoi figli. È una necessità assoluta del piano salvifico di Dio (“bisogna” ). L’annuncio è anche opportunità per tutti gli uomini d’accettare il Vangelo.
Nonostante le paure, siamo certi che nelle persecuzioni non siamo soli nè abbandonati. Siamo assistiti dal Consolatore, che ci consola in ogni nostra desolazione.. «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione!».

La sua gioia è la nostra forza per testimoniare Gesù: ci fa dire e fare ciò che noi non siamo in grado di dire e fare.

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