08/07/2020 – Mercoledì, Settimana della V dopo Pentecoste

Lc 8, 19-21

In quel tempo. Andarono dal Signore Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Mi è sembrato che Gesù rispondesse diverse volte in malo modo a sua madre: quando era tra i dottori del tempio, alle nozze di Cana. Anche nel brano di vangelo di oggi. E ho immaginato Maria rimanerci male, come può accadere a qualsiasi genitore.
Ma poteva Gesù trascurare i rapporti familiari? O peggio disprezzarli?

Penso che Gesù qui stia dicendo che ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica crea un rapporto filiale con Dio, intenso e vero come quella tra madre e figlio.
La paternità-maternità di Dio non è un’idea, un bel paragone, ma è reale: noi siamo cambiati nel nostro modo di stare con Dio, se lo ascoltiamo e mettiamo in pratica ciò che ci dice. Siamo come il bambino che ha fiducia cieca nei suoi genitori, perché sa che è amato da loro e non mette in dubbio le loro parole: sa che gli indicano ciò che è bene per lui.

Ma ascoltare e mettere in pratica cambia anche i rapporti tra noi: diventiamo davvero fratelli, non in modo generico, ideale, come potrebbero dirlo degli illuministi (égalité-liberté-fraternité). Fratelli davvero, perché frequentiamo lo stesso Padre, ascoltiamo le stesse sue parole, abitiamo la stessa casa.

Ascoltare e mettere in pratica rende più profondo il nostro essere sposati, tutte le relazioni tra noi e ci scopriamo fratelli davvero anche di chi per sangue non lo è.
Penso proprio che Maria non se la prendesse per le “brutte risposte” di suo figlio: lei era sua ascoltatrice prima ancora che Lui nascesse.

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