09/05/2020 – S. Maddalena di Canossa, beato Serafino Morazzone

Giovanni 7, 32-36

In quel tempo. I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose del Signore Gesù. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire». Dissero dunque tra loro i Giudei: «Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? Che discorso è quello che ha fatto: “Voi mi cercherete e non mi troverete”, e: “Dove sono io, voi non potete venire”?».

Leggendo questo brano di Vangelo mi viene spontaneo riflettere intorno a tre temi.
Il primo è la dimensione del tempo: Gesú da una misura, il tempo a loro disposizione è poco; è un annuncio che letto a bruciapelo mi rende inquieta, mi fa pensare “Come, di già!? No aspetta!”. È forse una reazione spontanea di fronte all’idea di separazione dalle persone che amiamo, ed è dunque un sentimento che mi sembra giusto continuare a discernere e custodire nella preghiera, perché il Signore Gesù resti per me sempre una persona con cui è bello trascorre il tempo e da cui è difficile separarsi.

Mi viene poi da pensare alle domande e ai dubbi che dilagano proprio dopo questo annuncio. Questo atteggiamento di continuo interrogarsi intorno alla persona di Gesù, questa curiosità un po’ ingenua mi riporta a un comportamento tipico dei bambini, proprio quello di porre molte domande, di avere il desiderio di comprendere di più. Chiedo al Signoreanche questa grazia, di mantenere la semplicità dei bimbi nel farmi domande che lo riguardano, perché non si esaurisca il desiderio di conoscerlo.

Infine, guardando ai gesti di Gesù e alle sue parole mi salta all’occhio, nel suo annuncio, la volontà di prepararci, di dire apertamente ad altri quello che lo aspetta, per far sì che ci immaginiamo quel futuro raccontato e possiamo elaborarlo. Mi sembra questa, invece, la cura particolare di un genitore, di un educatore, di qualcuno che vuole bene veramente e che non lascia soli e smarriti.

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