“In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.” (Luca 3,10-18).
Cronaca semplice di un dialogo casalingo a partire dal brano di Vangelo delle III domenica di Avvento.
Mamma Annamaria: “Samuele cosa ti colpisce di ciò che abbiamo letto? Cosa senti di aver capito?”
Samuele: “Ho capito che ci sono tante, ma proprio tante persone che vanno da Giovanni e tutti gli fanno la stessa domanda! E noi che cosa dobbiamo fare? Lui risponde che ciò che dobbiamo fare è essere generosi, condividere. Se oggi è la domenica della Gioia allora forse ci vuole dire che la gioia passa dalla condivisone.
Mamma Annamaria: “Cate tu che dici?”
Caterina: “Credo che Giovanni sia stato coraggioso e onesto con gli altri, con Dio e con se stesso. Molti credono che lui sia il Cristo, né hanno il dubbio, se lo domandano. Lui avrebbe potuto approfittare di questo dubbio e mettersi al posto di Dio, invece lo indica. Ce lo indica!