14/08/2020 – S. Simpliciano

Luca 11, 46-54

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal
sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Oggi Gesù litiga e rimprovera. “Guai a voi dottori della legge che caricate gli uomini di pesi e non li toccate
nemmeno con un dito”.
I guai che Gesù invoca sono dei richiami, degli inviti alla conversione.
Sono indirizzati agli scribi e ai dottori della legge (coloro che hanno funzione religiosa) ma possiamo pensarli rivolti anche a noi.

Quale ruolo interpretiamo nel palcoscenico della vita? a quale maschera ci affidiamo?
Spesso fingiamo, recitiamo una parte, un ruolo scelto da noi o che altri ci hanno imposto.
Gesù vuole sottolineare incoerenza delle nostre azioni. “I vostri padri uccisero i profeti, voi costruite sepolcri”. Ci vuole mettere in guardia e ci richiama a tenere comportamenti coerenti.
Siamo forse noi i farisei di oggi attenti alla prescrizione con falsità, incapaci di guardare al fratello e ai suoi bisogni?

“avete portato via la chiave della conoscenza e non siete entrati, e a quelli che volevano entrare lo avete impedito”.
Altro rischio oltre all’incoerenza è il sentirci superiori, portare via la chiave della conoscenza ed impedire agli altri di entrare in contatto con quella Parola che dona vita.

Quella Parola che inonda la nostra vita la teniamo per noi? o coraggiosamente la portiamo agli altri?

Mi viene in mente anche il brano di Vangelo della preghiera del pubblicano e del fariseo contenuto sempre nel Vangelo di Luca, qualche capitolo dopo. Stando in piedi, il fariseo prega tra sè e sè ringrazia di non essere come l’altro, elencando i suoi meriti.

La nostra preghiera com’è? Oggi Gesù ci tira le orecchie.

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