17/11/2020 – S. Elisabetta d’Ungheria

“In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.” (Luca 19,1-7).

Gli incontri di Gesù a Gerico sono delle perle. Ci fanno cogliere in profondità il suo messaggio e ci fanno scoprire come diventare suoi discepoli.

L’Evangelo di oggi ci ricorda l’incontro tra Gesù e Zaccheo, un pubblicano, considerato un peccatore, perché ricco per essere un esattore delle tasse.

Le situazione che osserviamo e che ci stupisce riguarda non solo la figura di Zaccheo ma soprattutto la risposta di Gesù.

Zaccheo è basso di statura. É un bel guaio non poter vedere Gesù, il maestro e profeta. Che cosa fa? Lui che è piccolo vuole alzarsi e sale su  un sicomoro per veder passare Gesù.  Compie, Zaccheo, l’azione più semplice per diventare discepolo, cambiare prospettiva e convertirsi, forse inconsapevolmente.

Zaccheo ospita Gesù, che si auto invita a casa sua, e gli dice di scendere. Zaccheo è felice di essere chiamato per nome da Gesù, e, riconoscendo i suoi peccati, mette a disposizione metà del suo patrimonio per i poveri e restituisce quattro volte tanto per aver frodato. Che cambiamento radicale!

Il resto del racconto riguarda Gesù: ricorda che la salvezza è prerogativa di tutti perché tutti sono figli di Abramo.

Il messaggio per noi è semplice: ricerchiamo l’essenziale, abbassiamoci per rialzarci, ospitiamo, restituiamo, viviamo nel Signore!

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