18/03/2020 – Mercoledì 3ª di Quaresima

Mt 6, 19-24

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

 

Questo brano del vangelo è inserito nel “discorso della montagna” e racconta del rapporto dell’uomo con i beni materiali e rispetto alle sue relazioni.

La riflessione verte sul riuscire a vivere la paternità di Dio nel rapporto con le cose e con le persone. La vita spirituale, infatti, non è diversa dalla vita materiale, ma è come si vive la vita materiale. Vivere una vita di Spirito, significa vivere il materiale con lo Spirito del figlio di Dio. Se vivo il mio rapporto con le cose e con gli altri accumulandoli, allora non sto vivendo da figlio di Dio: la mia vita dipende da ciò che accumulo e non sono un uomo libero, sono grigio, spento, prigioniero, vivo nelle tenebre.
Se invece vivo le mie relazioni e il mio rapporto con le cose come doni e segni dell’amore del Padre, allora sì che sto proteggendo la mia vera essenza, quella di figlio di Dio.

La vita dei figli di Dio è una vita di libertà, pienezza, speranza, è una vita luminosa che riconosce i suoi tesori e li condivide con i fratelli.
Abbiamo il coraggio di scegliere questa vita? E Cosa e Chi mettiamo al centro della nostra vita?
Quale è il tesoro della nostra vita? Cosa desideriamo (de siderum= che viene dalle stelle, qualcosa di grande e di prezioso) per la nostra vita?

Affidarsi allo Spirito
“Affidarsi allo Spirito significa riconoscere
che in tutti i settori arriva prima di noi,
lavora più di noi e meglio di noi;
a noi non tocca né seminarlo, né svegliarlo,
ma anzitutto riconoscerlo,
accoglierlo, assecondarlo, seguirlo.
Anche nel buio del nostro tempo,
lo Spirito c’è e non si è mai perso d’animo:
al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge,
arriva là dove mai avremmo immaginato…”
(Carlo Maria Martini)

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