20/04/2018 – Venerdì della 3ª Settimana di Pasqua

“Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». “(Giovanni 6, 22-29)

La folla mostra di cercare Gesù ardentemente…Ma Gesù non risponde, bensì svela il vero
movente della loro ricerca: “Amen, amen io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto
dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. Questa denuncia è un
vero e proprio attacco a quelle folle: cercano Gesù solo per il miracolo a cui hanno
assistito, non perché il segno del pane materiale da lui donato è segno di un pane che è
vita per tutta la persona, e vita per sempre.  Questo secondo cibo è per una vita che rimane oltre la morte.
A queste parole gli ascoltatori di Gesù replicano chiedendogli: “Come operare secondo la
volontà di Dio?”. Gesù, in risposta, rivela l’opera, l’agire per eccellenza, qualcosa che
manca di efficacia secondo gli schemi umani: l’azione delle azioni, l’azione per ccellenza
è credere, aderire a colui che Dio ha mandato.
E qui il credere non è inteso ad acquisire una dottrina ma è l’essere coinvolti nella vita di
Gesù, l’aderire a lui in modo da essere dove lui è. Subito però quella folla rivela se stessa: per credere vuole un segno!
Ed egli risponde con la rivelazione inaudita: “Egó eimi, io sono il pane della vita”.
Dunque il pane per la vita eterna non è un semplice dono da parte di Gesù, ma è Gesù stesso, che dona tutta la sua persona: Gesù, sì, proprio Gesù, un uomo, un ebreo marginale di Galilea, il figlio di Maria e di Giuseppe, proveniente da Nazaret, è in verità la Parola di Dio e, in quanto tale, è cibo, pane per la nostra vita di credenti in lui.

….forse il Signore ci chiede solo che tentiamo di dire e ridire queste parole; e di farlo
sapendo che solo il suo dono, la sua grazia ci permette di renderle parole dette per
ciascuno di noi in modo personalissimo, cioè come soltanto il Signore ci conosce.
Possiamo però almeno intuire che, se davvero si crede a queste parole di Gesù, allora nel
quotidiano, assimilando quel pane di vita che Egli è, ci si fa pane per gli altri, in una
semplice e feriale pratica di umanità.

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