21/02/2020 – S. Pier Damiani

Marco 11, 27-33
In quel tempo. Il Signore Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre Gesù camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».


Nel brano di oggi Gesù, ancora una volta, vuole smascherare l’ipocrisia delle persone che ha davanti, metterli a nudo, per far conoscere quali sono le vere intenzioni del loro cuore. Infatti, nel passo di Vangelo che abbiamo letto ieri, Gesù scaccia dal tempio i commercianti, per riportare quel luogo al suo vero significato.
I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani, forse un po’ indispettiti dal fatto che Gesù si contrapponga e si sostituisca alla loro autorità, lo fronteggiano e chiedono da dove derivi l’autorità con cui agisce. Costoro però non sono realmente interessati a intessere un dialogo con Gesù, ma mirano solamente a metterlo in cattiva luce con la folla. Gesù però non cade nel loro tranello e non cede alla tentazione di mettersi contro di loro…
Quante volte anche noi ci mettiamo in dialogo con le altre persone, ma non siamo realmente interessati ad ascoltare cosa loro hanno da dirci? Quante volte indossiamo una maschera per non mettere davvero a nudo il nostro cuore?
Come ha detto Papa Francesco: “Ma quante volte, quante volte stiamo ascoltando una persona, la fermiamo [e diciamo]: ‘No! No! Non è così!’ e non lasciamo che la persona finisca di spiegare quello che vuole dire. E questo impedisce il dialogo: questa è aggressione. Il vero dialogo, invece, necessita di momenti di silenzio, in cui cogliere il dono straordinario della presenza di Dio nel fratello”.
Preghiamo, quindi, perché il Signore possa sempre aiutarci a porci nel dialogo con gli altri con orecchie attente e cuore puro, per cogliere la bellezza della presenza di Dio nell’altro. 
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