“Io do loro la vita eterna; non andranno perdute in eterno; nessuno le strapperà dalla mia mano. (..) Io e il Padre siamo una cosa sola.” (Giovanni 10, 27-30)
Se il mistero pasquale è impossibile da capire umanamente eppure inserito pienamente nei nostri desideri, tanto più è difficile comprendere il mistero trinitario che lì nella Pasqua è vivo e si manifesta nel modo più profondo. Gesù ci sta dicendo a parole sue (e come potrebbe spiegarsi se non attraverso immagini, paragoni più comprensibili per noi!) che l’amore che unisce Lui al Padre è lo stesso che prova e trasmette a ciascuno di noi: il suo amore donato dalla croce è ciò che ci unisce a Lui! Perché è Suo desiderio stare con noi…. in fondo qualcosa intuiamo anche noi: succede pure nella nostra esperienza umana, soprattutto nel matrimonio perché marito e moglie diventano “una cosa sola”, ma anche che quando vogliamo bene a qualcuno, lo vorremmo sempre con noi e l’amore che proviamo per quella persona ci fa stare uniti anche nel caso della lontananza o nella difficoltà, vorremmo che non gli capiti nulla di male, insomma saremmo disposti a fare tutto, a donare la vita! Gesù ha fatto così con noi: ci ha donato la vita eterna … che è la sua vita! E ci promette che non ci perderà! Ci terrà sempre vicino a Lui! Se dovessi usare due termini per dire cos’è la Trinità direi “amore condiviso”. Condiviso con noi uomini, perché Lui ci tiene nelle sue mani. Quale grande miracolo allora è in grado di fare anche il discepolo Paolo: restituire la vita ad un ragazzo morto, non da se stesso, ma grazie al Pane di Vita che è corpo e vita di Cristo Gesù, presente nel mezzo dell’Eucarestia!
I suggerimenti che Paolo rivolge al ministro Timoteo valgono ad ogni modo per ciascuno di noi: vigilare su noi stessi, essere perseveranti, perché la nostra testimonianza di vita sia di esempio a chi vuole conoscere Dio. Mi ricorda altre parole di Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).