“Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla.” (Giovanni 16,20-23a).

C’è un verbo, nel breve Evangelo di oggi, che ci intriga: cambiare.

Gesù lo usa in tre situazioni diverse.

La prima è legata alla condizione di tristezza che i discepoli vivono dopo che Gesù ha indicato loro la conclusione del loro cammino nella sua passione, morte e resurrezione.

La seconda nel dolore della donna quando partorisce e dà alla luce una creatura.

La terza nel dolore che si vive e che sperimentano i discepoli per il fatto di non vedere più il loro Maestro.

Tutto cambia. Ma Gesù fa riferimento ad un cambiamento sostanziale: trasformare il dolore, la tristezza, la sofferenza, la solitudine in gioia.

Il comandamento dell’amore, del donare amore, dell’essere misericordiosi, trova il suo compimento nel fare cambiare la vita e l’amore in gioia.

Cambiare è l’agire della vita umana, in questo tempo strano e complicato. É l’agire per trasformare le situazioni anche quelle per le quali non si vede via d’uscita. Il cambiare parte dalla profondità del nostro cuore e della nostra intelligenza.

Chiediamo nella memoria di S. Rita, Santa delle cose impossibili, di cambiare per seguire il Signore nella gioia.

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