“Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.” (Giovanni 5,31-47).
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Gesù rivolgendosi ai Giudei confuta i pensieri su di lui, richiamando i fondamenti del suo messaggio che trovano una radice profonda nel dialogo con il Padre.
Di tutta la narrazione che Giovanni svolge e che potremmo pensare ad un sistematico trattato di teologia di Gesù, cogliamo una delle frasi centrali del lungo passo evangelico.
Gesù fa una constatazione delicata: afferma che i giudei vogliono modellare la Parola secondo i loro schemi, pensando così di sentirsi apposto.
In verità è la testimonianza di Gesù, descritta dalle Scritture, che indica il percorso per incontrare il Signore. Solo una dimensione di umiltà aiuta a cogliere la profondità della presenza del Padre, di D-o nella nostra vita.
Questa fine sottolineatura di Gesù ci aiuta a ricomporre i pezzi di poca umiltà che a volte trasmettiamo nella nostra vita.
Immagine: affresco del Masaccio