“Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?” (Luca 13,10-17).
Il rispetto del giorno di sabato é il comandamento per eccellenza. Ma Gesù ci ha ricordato che il primo dei comandamenti è l’amore verso D-o e verso i fratelli, soprattutto i più bisognosi, i piccoli, gli ultimi.
Gesù non si preoccupa di fare un miracolo nel giorno di sabato perché quello che conta è ridare dignità, salvezza, libertà a chi soffre.
Al pretesto rivolto alla gente del capo della sinagoga, di farsi guarire negli altri giorni della settimana e non in giorno di sabato, Gesù risponde denunciando l’ipocrisia di questo discorso. Egli porta una eccezione che fa davvero scandalo: “di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?”
Se si può dare da bere giustamente al bue e all’asino, non si può sanare la vita di un malato?
Il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato perché il dedicare tempo a D-o nasce dal desiderio di restituire l’amore come la prima dimensione della vita umana.
L’Evnagelo di oggi ci aiuta a non modellare la nostra vita con le eccezioni di bene e a ricercare sempre l’essenza della verità che ci rende liberi.