Matteo 12, 33-37
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai farisei: «Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue
parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato».
Mi colpisce molto, in questo passo, l’accento che viene posto sull’importanza delle parole. Così come un albero buono si riconosce dal frutto, anche un uomo verrà riconosciuto dalle proprie parole, in base a queste verrà giustificato e condannato.
E noi che peso diamo alle parole? O forse dovremmo chiederci ancor prima: noi diamo peso alle parole? E come le usiamo queste parole? Per farci riconoscere come uomini buoni o per ferire? Come giudichiamo il frutto del nostro albero?
PREGHIERA
Ci parli spesso di alberi, Signore,
forti e grandi, ma cresciuti lentamente e nel silenzio.
Senza fretta di dar frutti,
ma nella profondità oscura del «terreno buono».
E «dal più piccolo dei semi».
Senza grandi piani operativi
ma sapendo che «tu non abbandoni
l’opera delle tue mani».
Né di giorno né di notte.
Che si vegli o si dorma.
Cresce il seme senza capire come,
né quando, né quanto.
Alberi maestosi, non per se stessi,
ma per offrire «ombra e rifugio»
capaci di reggere il peso di altri,
perché essi stessi continuamente corretti.
Dal tuo abbondante concime
e da necessarie potature.
Aiuta anche noi,
che vogliamo essere utili e dar frutto,
come «tralci uniti alla vite»
con grande abbondanza e generosità.
Perché tu veda la nostra vita e dica: «È cosa buona!».
Perché altri vedano le nostre opere
e «diano gloria a Dio».
Perché «gloria di Dio è l’uomo vivente».
Aiuta anche noi a tendere verso l’alto
perché la nostra vita sia come quella dell’albero,
forte segno di unione tra terra e cielo,
radici profonde nella terra e chioma verso il cielo
«Gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al Cielo in ascolto».