“Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.” (Matteo 8,5-17).
La fede del centurione, uno straniero, supera la fede di tanta gente che si dice credente. Gesù si meraviglia di trovare a Cafàrnao, una città lontana da Gerusalemme, una persona che dimostra una grande fede.
Ma perché mai Gesù riconosce nel centurione una fede così grande? Il centurione è una persona umile, discreta, che riconosce in Gesù un maestro. Non fa parte della comunità ebraica ma ha rispetto perché Gesù sa guarire nel profondo. Inoltre non chiede aiuto per se stesso ma per il proprio servo. Gli basta una parola.
In questo brano evangelico scopriamo, ancora una volta, che Gesù rilancia sul tema della fede. La fede porta in sé un affidarsi che trova nella carità, nell’amore per gli altri, il primo comandamento. É una fede che si vive nella comunità condividendo un cammino.
E poi Gesù vuole eliminare le barriere che ci separano dai nostri pregiudizi. Questa è la sfida del credente oggi, superare i pregiudizi ed essere umili.
Capiamo allora perché la chiesa nella liturgia, prima della comunione, ci invita a ricordare le parole del centurione romano.