“In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».” (Matteo 16,13-20).
#ilCristo #chiavidelregno
Da sempre mi chiedo e che che cosa spinge Pietro, Giacomo e gli altri, a seguire questo Gesù che parla di tempi nuovi ma non offre nessuna certezza? Hanno una casa, un lavoro e una famiglia che per quanto precaria è pur sempre qualcosa di concreto. Non conoscono Gesù, è uno straniero. È carismatico e coinvolgente ma non offre certezze parla di un mondo nuovo che verrà ma di concreto e tangibile non c’è proprio nulla. E quando chiede loro, dopo un po’ di tempo che stanno assieme, “che si dice di me?” le risposte sono molteplici e diverse e solo Pietro azzecca la risposta giusta “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” peraltro data per illuminazione divina e forse con convinzione dubbia perché quando vede tutto crollare durante il processo a Gesù si affretta a negare tutto. Fossi stata al posto di Pietro e degli Apostoli non credo che avrei avuto il coraggio di lasciare tutto e seguire Gesù non avrei avuto tutta questa fiducia in un programma con pochissimi dettagli. Gesù li attrae con una promessa di regno futuro e loro credono: la fede, il coraggio di questi uomini è veramente grande.
I canoni odierni direbbero “incoscienza” e quante persone i questi 2000 anni lo sono stati. Ho molti motivi per chiedere perdono per la mia mancanza di fiducia e per la poca fede. Molti sono i motivi per ringraziare il Padre per inviato il Figlio, uomo in mezzo a uomini, per aver pensato la Chiesa comunità di uomini con cui vivere in comunione e senza la quale la mia personale vicenda umana non sarebbe stata vissuta così, ricca di incontri, amicizie e di bellezza.
Immagino: Consegna delle chiavi (dettaglio), Perugino, Cappella Sistina, Città del Vaticano
@rita