29/12/2022 – S. Tommaso Becket

Matteo 2, 19-23

In quel tempo. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».

 

 

Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

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Tutti facciamo sogni ad occhi aperti, però in questi prevale molto la ragione (se non i desideri di vanagloria e di successo) e forse non siamo così sinceri.
Sono invece i sogni notturni quelli in cui la verità su noi stessi trova fessure per emergere.
Nel sogno notturno le nostre resistenze psicologiche cadono e la psicologia può aiutarci a comprendere quello che siamo veramente e sinceramente.

È nei sogni notturni che Giuseppe incontra Dio, almeno così come ci racconta l’evangelista Matteo già a partire dalla sua annunciazione a Giuseppe.
Il sogno è il luogo della verità e nella Bibbia coincide con la preghiera e con l’ascolto di Dio nel profondo.

La Chiesa dovrebbe essere il luogo dove poter almeno un po’ intravedere il sogno di Dio che entra nel nostro sogno e lo fonde e lo forma.

Cantate al Signore un canto nuovo
cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza.

(dal Salmo 95/96)

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