Continuiamo a vivere questa particolare forma di Quaresima, leggendo con gioia i commenti preparati dai giovani ambrosiani, che potere trovare anche sul sito azionecattolicamilano.it
Gv 8, 31-59
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo? ». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
In questo brano i dialoghi sono molto serrati, è un botta e risposta Giudei-Gesu ed in particolare è un invito a vivere la nostra fede oltre le etichette. I Giudei si pensano salvati per il semplice fatto di essere discendenti di Abramo, ma Gesù mette in luce il fatto che non basti avere questa paternità abramitica: serve, invece, mettere in pratica concretamente il Regno di Dio e le sue opere.
La fede è una continua ricerca che, per sua natura stessa, ha bisogno di rinnovarsi continuamente e di non sentirsi mai “arrivata”. Gesù in questo ci è alleato: Lui proclama una novità rivoluzionaria nel vivere la fede e la nostra vita intera. I Giudei non riconoscono Gesù nella sua umana divinità e questo li allontana da Lui e dal Padre.
Quante volte noi non riusciamo a vedere Dio nella nostra vita? Quante volte non lo riconosciamo in chi e cosa abbiamo intorno? Talvolta anche noi ci comportiamo come i Giudei: ci riteniamo salvi solo per la nostra adesione ai precetti ed al rispetto formale di essi.
Gesù ci sprona a vivere la fede in maniera più incisiva, totalizzante. L’investimento che Gesù richiede è un investimento di tutta la nostra vita: a noi il compito di scoprire i segni dello Spirito che ci conducano alla realizzazione di tale investimento.
Signore,
insegnami a essere generoso,
a servirti come lo meriti,
a dare senza contare,
a combattere senza pensiero delle ferite,
a lavorare senza cercare riposo,
a prodigarmi senza aspettare altra ricompensa,
con la coscienza di fare la Tua santa volontà.
(S. Ignazio)
18/03/2020 – Mercoledì 3ª di Quaresima
Mt 6, 19-24
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Questo brano del vangelo è inserito nel “discorso della montagna” e racconta del rapporto dell’uomo con i beni materiali e rispetto alle sue relazioni.
La riflessione verte sul riuscire a vivere la paternità di Dio nel rapporto con le cose e con le persone. La vita spirituale, infatti, non è diversa dalla vita materiale, ma è come si vive la vita materiale. Vivere una vita di Spirito, significa vivere il materiale con lo Spirito del figlio di Dio. Se vivo il mio rapporto con le cose e con gli altri accumulandoli, allora non sto vivendo da figlio di Dio: la mia vita dipende da ciò che accumulo e non sono un uomo libero, sono grigio, spento, prigioniero, vivo nelle tenebre.
Se invece vivo le mie relazioni e il mio rapporto con le cose come doni e segni dell’amore del Padre, allora sì che sto proteggendo la mia vera essenza, quella di figlio di Dio.
La vita dei figli di Dio è una vita di libertà, pienezza, speranza, è una vita luminosa che riconosce i suoi tesori e li condivide con i fratelli.
Abbiamo il coraggio di scegliere questa vita? E Cosa e Chi mettiamo al centro della nostra vita?
Quale è il tesoro della nostra vita? Cosa desideriamo (de siderum= che viene dalle stelle, qualcosa di grande e di prezioso) per la nostra vita?
Affidarsi allo Spirito
“Affidarsi allo Spirito significa riconoscere
che in tutti i settori arriva prima di noi,
lavora più di noi e meglio di noi;
a noi non tocca né seminarlo, né svegliarlo,
ma anzitutto riconoscerlo,
accoglierlo, assecondarlo, seguirlo.
Anche nel buio del nostro tempo,
lo Spirito c’è e non si è mai perso d’animo:
al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge,
arriva là dove mai avremmo immaginato…”
(Carlo Maria Martini)