Giovanni 1, 29a. 30-34
“Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele.”
Alla soglia dell’Epifania del Signore, il Vangelo presenta Giovanni che parla di un altro importante momento di manifestazione per Gesù: il suo battesimo, che vede tra protagonisti proprio Giovanni.
Qui Giovanni parla di Gesù come di qualcuno che è avanti a lui, che l’ha preceduto (eppure temporalmente sarebbe Giovanni il precursore di Gesù), qualcuno che però lui non conosceva. Mi colpisce questo particolare, cioè il fatto che Giovanni non conoscesse Gesù all’inizio della sua missione, se non attraverso un annuncio.
Giovanni ha dunque concretizzato l’invito a battezzare con acqua, in attesa della manifestazione di qualcuno di cui sapeva poco o nulla. Quanta fiducia in quest’uomo che ha dato alla sua attesa il senso dell’umiltà, dell’annuncio della venuta di Gesù, “Agnello di Dio”, alla cui ombra ha sempre cercato di restare per annunciarlo degnamente: “Lui deve crescere, io diminuire”.
La figura di Giovanni incarna per me un atteggiamento di testimonianza che si snoda, sì, attraverso uno dei momenti più significativi circa la manifestazione di Gesù agli uomini (il battesimo al Giordano), ma che si radica in una fiducia che precede la conoscenza diretta e ha i caratteri dell’umiltà, della semplicità e dell’accettazione consapevole della propria missione di “preparazione della strada”.
Credo non sia un caso che nei giorni della sua nascita Gesù si manifesti, tra i primi, ai pastori e ai Magi, anch’esse figure emblematiche quanto ad attesa, fiducia, umiltà, ricerca.
06/01/2019 – Epifania del Signore
“Al vedere la stella provarono una gioia grandissima .. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, si prostrarono e lo adorarono”
(Mt 2,1-12)
Mi fermo ancora una volta in silenzio di fronte a questo brano. Forse è già un primo passo per imparare quell’atteggiamento di contemplazione (guardare al “recinto di cielo” ovvero il templumin cui gli auguri osservavano il volo degli uccelli nell’antichità) e adorazione (portare alla bocca), mostrato oggi dai Magi nell’incontro con Gesù.
Per noi cristiani non serve più guardare necessariamente al Cielo per sperare in una vittoria o di conoscere il nostro “destino” (o all’oroscopo, come molti fanno in questi giorni di inizio anno), perché il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è sceso su questa terra per vivere in mezzo a noi e indicarci la Via! Lui ci ha salvato dalla disperazione e dalla solitudine! Lui ci ha mostrato il volto di un Dio che è Padre e ama tutti i suoi figli, sì, tutte le genti! Non fa distinzione di popoli, colore di pelle, nazionalità, continente, Lui vuole che proprio tutti conoscano il suo Amore tramite Suo Figlio Gesù! (siamo noi, purtroppo che facciamo distinzione, etichettiamo…)
Ecco allora cosa ci ricorda la presenza dei Sapienti (i Magi), venuti da Oriente o da lontano (Mt 2,1 e Is 60,4), ovvero dai posti lontani allora conosciuti, luoghi culla delle civiltà “scientifiche”, dove si studiava il Cielo, intuendo una corrispondenza con la terra, con la consapevolezza che l’uomo dipende da Altro, non governa il mondo, non può determinare il corso della storia da solo…. ecco perché “sapienti”, perché in grado di mettersi in cammino, ovvero cercare la verità dell’uomo e riconoscersi umili di fronte a quel Bambino, che è molto più della risposta alle domande dell’uomo, è un Dono del Cielo inaspettato, di fronte al quale “prostrarsi e adorare” (Mt 2,11).
Per cercare e osservare, occorre anche per noi recuperare lo stupore (“Alza gli occhi intorno e guarda” (Is 60,4), la sana curiosità di farsi domande e impegnarsi a studiare, trovare le risposte e, una volta trovate, “abbassarsi” e lodare.
Oggi (magari prima di disfare il presepe) mi fermo e contemplo Gesù Bambino, perché “è apparsa la grazia di Dio, che porta a salvezza tutti gli uomini” (Tt 2,11) poiché “Egli ha dato se stesso per no” (Tt 2,14).
Chi sono le nostre “stelle” che ci guidano nel cammino verso la Verità, di noi stessi e di Dio? Seguiamole! Ed allontaniamoci dagli “Erode” che ci ingannano. Riconosciamo la Luce che Gesù è venuto a portare nella nostra vita, anche per ogni giorno di questo nuovo anno?
Nella Lettera a Tito (Tt 3,1-3) alcuni suggerimenti per chi non avesse ancora fatto i buoni propositi per il 2019: essere pronti per ogni opera buona, non parlar male di nessuno, evitare le liti, essere mansueti e miti verso tutti.
BUON CAMMINO!