21/09/2023 – San Matteo apostolo

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“Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.” (Efesini 4,1-7.11-13)

#umiltà #dolcezza #magnanimità

“Seguimi” è il verbo che declina la chiamata a vivere il cammino di crescita nella fede con Gesù. E Levi, Matteo, corrisponde senza indugiare a questa chiamata.

La sua vocazione, la sua risposta alla chiamata, si  declina con tre parole che esprimono il senso e il valore del nostro credere.

L’umiltà è riconoscere la nostra piccolezza, la nostra povertà interiore, le nostre fragilità e incapacità.

La dolcezza è lo stile di chi si relaziona con il Signore, con le nostre sorelle e i nostri fratelli, con la Natura, con sereno rispetto e con cura, senza crucci.

La magnanimità è la modalità con la quale ci si esprime da persone misericordiose, miti, buone. Nell’altro si vede il bene.

Questo nostro mondo, le nostre comunità, noi stessi, dovremmo testimoniare queste tre virtù che ci uniscono al D-o della misericordia di cui Gesù ci parla (Matteo 9,9-13).

Immagine: Bratislava, Slovakia. 2019/10/20. Icon of the Saint Matthew the Evangelist (Matthew the Apostle or Levi). The Greek Catholic church of the Exaltation of the Venerable.

20/09/2023 – S.S. Andrea Kim Tae-gon e Paolo Chong Ha-sang e compagni martiri

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“Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero della vera religiosità:
egli fu manifestato in carne umana e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella gloria.” (1Timoteo 3,14-16).

#religiosità #fede #cammino

“Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli” (Luca 7,31-35): queste parole finali dell’Evangelo ci indicano la direzione di senso della missione di Gesù e quella che noi, oggi, siamo impegnati ad attuare.

La Sapienza é saperci affidare alla forza dello Spirito che nella Resurrezione di Gesù abbiamo ricevuto in dono.

La lettera a Timoteo sintetizza il senso della religiosità, del credere nel Signore, nel riconoscere la sua presenza nell’umano che ci riguarda e che non ci appartiene se non attraverso il mistero della fede.

Questi passi delle Scritture fanno trasparire la necessità di un cammino esigente di fede e di vita comunitaria. Non possiamo ridurre la fede nel Signore a slogan da un lato o ad indifferenza dall’altro.

Immagine: Vincent Van Gogh – ‘Notte stellata’ –  1889 – (Saint-Rémy, giugno 1889); olio su tela, Museum of Modern Art, New York.

19/09/2023 – S. Gennaro

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“Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare.” (Luca 7,11-17).

#compassione

Il racconto dell’Evangelo è uno dei più toccanti che conosciamo. Gesù prova grande compassione: una madre, vedova, perde l’unico figlio. Davvero è una desolazione, una tristezza, una incomprensibile ingiustizia umana.

Gesù compie tre azioni. Invita la povera madre vedova a non piangere, la consola. Tocca la bara, si immerge nel dramma. Afferma al giovane: “Alzati”, risorgi, rinasci, ritorna alla vita con tua madre.

Ci chiediamo: siamo capaci di testimoniare una attenzione alle persone che hanno bisogno? Abbiamo compassione per il nostro prossimo?

Immagine: Mario Minniti – Miracolo della vedova di Naim – Museo Regionale di Messina.

18/09/2023 – Lunedì della 24ª Settimana del Tempo Ordinario

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“… ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito.” (Luca 7,1-10).

#fede

Ci colpisce, del passo evangelico di oggi, che per due volte il centurione manda dei messaggeri a chiedere a Gesù la guarigione del suo servo, gravemente malato.

Ci colpisce perché prima manda i suoi servi e poi i suoi amici, quasi a testimoniare il suo rispetto verso Gesù. E addirittura non chiede nemmeno a Gesù di venire a casa sua per guarire il servo. Si fida, si affida totalmente, perché riconosce in Gesù la sua attenzione alle persone che sono nel bisogno, ammalate, povere, senza speranza.

Ci chiediamo spesso che cosa vuol dire avere fede. Ebbene, oggi ne abbiamo una prova: la fede del centurione, un romano, uno straniero, un non ebreo,  che però ama la gente di Cafàrnao dove è chiamato ad esercitare la sua funzione di ufficiale di comando.

Non si tratta di dire: “chapeau!”. Si tratta di dimostrare concretamente, con gesti gratuiti, l’amore per chi è nella sofferenza.

Immagine: Gesù è il Centurione – Olio su tela di Paolo Veronese – 1571 Museo del Prado Madrid

17/09/2023 – 34ª Domenica del Tempo Ordinario

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“In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.” (Matteo 18,21-35).

#perdonaresempre

La lettura di questo brano di Vangelo fa risuonare subito un versetto del Padre Nostro “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo a nostri debitori”.

Siamo perdonati dal Signore con una misericordia senza fine, raggiunti da una grazia sorprendente che non possiamo non aprirci al perdono a nostra volta.

A colpire è poi la quantità di questo debito: il 70 volte 7 sembra dirci la sua inestringuibilitá (dettata dal dolore di una ferita).

È la grandezza del Signore che ci chiama a guardare la sua misericordia per farla nostra.

 

@annamariabongio

Immagine: Vignetta tratta da Gioba.it

16/09/2023 – S.S. Cornelio e Cipriano

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“Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia.” (Luca 6,43-49).

#mettereinpratica

Noi sappiamo che D-o é misericordioso. Ce lo ricorda Paolo: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io” (1Timoteo 1,15-17).

Noi tutti abbiamo bisogno di essere salvati e di ottenere misericordia. Tuttavia, non ci dobbiamo dimenticare delle parole di Gesù, parole rivolte ai suoi discepoli: “Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia”.

Eh sì, spesso siamo capaci di disgiungere la parola dell’Evangelo dal metterla in pratica concretamente nel nostro agire quotidiano.

Non bastano le parole ma occorrono le opere e soprattutto avere il coraggio di ammettere che siamo inadeguati e dobbiamo essere umili.

Dobbiamo impegnarci, tutti, a non abbassare la guardia. Non possiamo  bearci dell’Evangelo e del nostro essere cristiani e tanto meno di essere difensori  di D-o (il Signore, Benedetto Egli sia, non ha bisogno di difensori) ma di servire e amare soprattutto le persone diseredate della nostra società, i poveri, gli immigrati, le persone sole e malate …

Immagine: Opere di Misericordia – Dipinto 1440-1460 – Galleria Nazionale di Parma – Palazzo della Pilotta.

15/09/2023 – B.V. Maria Addolorata

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“In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!»”. (Giovanni 19,25-27).

#esseremadre #esserefiglio

Stare nel dolore sotto la Croce del figlio che sta morendo è straziante. Solo la forza dell’umana consolazione può un po’ lenire un dolore così grande.

Ma nel passo evangelico di Giovanni scopriamo che il dolore fisico, psicologico, il dramma, vengono superati dalle parole di Gesù: “Ecco tuo figlio” e “Ecco tua madre” sono la gestazione di un oltre, di una nuova maternità.

Comprendiamo quindi le parole della lettera agli Ebrei (5,7-9): “Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a D-o che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.”

Immagine: Sebastiano Del Piombo – Pietà – Museo del Prado

14/09/2023 – Esaltazione della Santa Croce

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“Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.” (Filippesi 2,6-11)

#GesùCristoSignore #santaCroce

Questo passo della lettera ai Filippesi fa memoria,nella preghiera, della identità e della condizione di Gesù Cristo nostro salvatore.

A Gesù riconosciamo l’amore per noi, la nostra salvezza e la nostra riconoscenza per il dono della sua vita.

La santa Croce per noi non é solo un simbolo o un segno di appartenenza. É la forza di bene per superare l’assurdità del male, della guerra, del potere che schiaccia …

Nel giorno che esaltiamo la Croce di Cristo meditiamo il rialzarci, l’elevarci, dopo la discesa di Cristo nella nostra vita umana (Giovanni 3,13-17).

Immagine: Crocefisso ligneo della Chiesa dedicata a S. Andrea nell’Eremo di Tavernelle di Anghiari (AR) XIV secolo.

13/09/2023 – S. Giovanni Crisostomo

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“Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.” (Luca 6,20-26).

#Beatitudini #minacce #amare

Le Beatitudini secondo Luca sono accompagnate da altrettante minacce di messa in guardia da parte di Gesù.

Queste affermazioni di Gesù ci stimolano a non dare per scontato che essere poveri, affamati, nel pianto, odiati non sono dimensioni tanto lontane nella nostra vita e nemmeno situazioni che non ci riguardano.

Quei “Guai a Voi” sottendono un chiaro invito a non escludere dalla nostra esperienza e dal nostro cammino l’attenzione a vivere per il bene degli altri. La dimensione della carità, come ci è stato insegnato, é costitutiva della nostra fede e della nostra speranza di salvezza.

Bisogna vivere la vita prendendosi cura dell’altro. Solo così possiamo aspirare alle cose di lassù (Colossesi 3,1-11), e possiamo riconoscere che D-o è amore.

Immagine: dipinto di arte moderna – G.O.D. Laurie Justus Pace Graphics One Design 2014 Mid Summer Night’s Gathering 32 x 48 inches Oil on Canvas.

12/09/2023 – S. Nome di Maria

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“Fratelli, come avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie.” (Colossesi 2,6-15).

#bontà #salvezza #raggidiluce

L’esortazione apostolica di Paolo ai Colossesi è un programma di vita. Non occorrerebbe commentare queste poche righe iniziali del testo che la liturgia ci offre.

É necessario però sintetizzare questi pensieri pensando che Gesù, il nostro punto di riferimento, ha dato testimonianza di un dono: la bontà, la benevolenza, per nostra salvezza.

Questo crediamo che Gesù abbia detto ai suoi discepoli, scendendo dal monte, dopo averli scelti e chiamati ciascuno per nome.

Capiamo dunque che i loro nomi sono per noi raggi di luce per la nostra fede. Ed è proprio attraverso questa luce che ricordiamo il santo nome di Maria, discepola e apostola del nostro cammino.

Immagine: Sposalizio della Vergine, affresco attribuito a Rocco Zoppo scuola del Perugino – 1472 – Chiesa di San Girolamo Spello (PG).