20/10/2019 – Feria prenatalizia dell’Accolto

Lc 1, 57-66

In quel tempo. Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Finalmente la promessa che Dio ha fatto ad Elisabetta e Zaccaria giunge a compimento con la nascita di Giovanni, il cui nome significa proprio “dono del Signore”. I coniugi non scelgono questo nome basandosi sulla discendenza paterna, come si era solito fare al tempo, ma chiamano il proprio figlio così come Dio gli aveva indicato.

Ancora una volta l’uomo non riesce a interpretare fin da subito il disegno divino, infatti i parenti e i vicini si meravigliano della loro scelta di cui non capiscono il significato. Solo dopo che Zaccaria riacquista la parola e comincia a benedire Dio, la gente capisce la grandiosità della nascita a cui ha assistito tanto da parlarne in tutta la regione montuosa. La nascita di Giovanni ci preannuncia a sua volta un avvenimento ancora più importante, ovvero la nascita prodigiosa di Gesù alla quale dobbiamo prepararci, ognuno secondo la propria vocazione.

Il silenzio di Zaccaria si interrompe ed egli esprime a piena voce la sua vocazione perché ha maturato, compreso e accettato il disegno di Dio nella sua vita.

Questo brano di Vangelo ci fa capire come il nome non sia qualcosa di banale ma qualcosa che ci identifica. Ho mai pensato all’origine del mio nome e come esso racconta della mia vita agli altri?
I nomi, soprannomi che mi sono stati attribuiti cosa testimoniano? Cosa voglio testimoniare con la mia vita? A chi?

A Te, Padre,
la gratitudine del cuore,
perché sei sempre con me
e mi prendi per mano.
davanti a te i pensieri del mio cuore,
i timore e le amarezze.
trasforma il mio sguardo:
fa che io veda ed ami
quello che vedi e ami Tu.
Amen.

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